Campagna pubblicitaria a stampa internazionale per Murdoch: da sessant’anni pioniere dell’informazione

E’ costata 2 milioni di dollari e spiega le strategie che hanno portato la News Corp. ad essere il primo gruppo editoriale del mondo. Acquistate tre pagine anche su “Corriere” e “Sole 24 Ore”


Persino Murdoch ha bisogno di farsi pubblicità. Anche se, più che pubblicità, quella apparsa sui maggiori quotidiani del mondo in questi giorni, pare una sorta di autocelebrazione.
La News Corporation, la holding di cui il magnate australiano è a capo e che comprende giornali blasonatissimi, televisioni satellitari, gruppi editoriali e case di produzione cinematografica d’esperienza quasi centenaria, ha fatto partire in quest’inizio d’anno una campagna pubblicitaria internazionale sulla carta stampata per spiegare le strategie editoriali che l’hanno portata ad essere il primo gruppo editoriale al mondo, che si estende su tutti e cinque i continenti, che abbraccia quasi un miliardo di fruitori in giro per il globo. “Sfidiamo tutti i luoghi comuni, da sei decenni” è lo slogan della campagna, che in Italia è stata pubblicata su tre pagine da “Corriere della sera” e “Sole 24 Ore”. Qui Murdoch e i suoi collaboratori ripercorrono la strada che ha portato il neoeditore del “Wall Street Journal” dall’anonimato all’attuale leadership di un vero e proprio impero editoriale. Proprio al quotidiano economico edito da Dow Jones ha dedicato la chiusura della campagna, con un messaggio a piè di pagina in cui avverte: “Il Wall Street Journal non sarà più lo stesso (ipotesi paventata da molti cronisti e lettori storici del foglio newyorchese, non certo in toni entusiastici, ndr). Esatto. E questa è una promessa”. In effetti, verrebbe da crederci, al buon vecchio Murdoch. Ricordate cosa accadde al più aristocratico quotidiano inglese nel 1969? Il “Sun” di Londra, fonte d’informazione della borghesia e dell’aristocrazia più conservatrice della Gran Bretagna, giornale dalla grafica austera e dai toni pacati, fu trasformato in breve tempo, dopo l’acquisizione da parte di Murdoch, in un giornale per tutti, infarcito di gossip e contenuti “pop”, con un formato tabloid, che poi tutti i quotidiani avrebbero adottato in seguito, seguendo a ruota il trend lanciato dal “Sun”. Risultato? Aumento immediato del 6% nelle vendite e passaggio, nel giro di qualche lustro, da 600 mila a 3 milioni di lettori. Non male. Certo, Murdoch è un predestinato, bisognava capirlo subito, quando nel lontano 1954 salvò il quotidiano australiano “Adelaide News” dal fallimento (gli esperti gli davano non più di un anno di vita), lo portò in auge, poi acquistò “The Australian” e ne fece il primo quotidiano nazionale del continente australiano. Oggi Murdoch è un imperatore che, nonostante l’età non più verde, dirige il suo impero con intelligenza, esperienza ed ambizione. Sì, sulla soglia degli 80 anni, il tycoon australiano ha ancora l’ambizione di mutare, ancora una volta, a sessant’anni di distanza dagli esordi, le sorti dell’editoria mondiale. Dal suo ufficio nell’attico del palazzo Dow Jones a New York ha, infatti, concluso un altro accordo, proprio un paio di giorni fa. Ha acquistato l’intera quota azionaria che la Unitymedia deteneva nella prima pay tv tedesca, Premiere (pari al 14, 56% del totale) per 287 milioni di euro. Così, giusto per tenersi in forma. “Vedo un enorme potenziale di crescita in Germania” – ha poi affermato – “credo che i tempi siano giusto per investire nella più importante pay tv”. (Giuseppe Colucci per NL)

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