Che il nostro sport nazionale e la scatola più amata dagli italiani (la televisione, ndr) si trovassero, ormai da qualche anno, in una posizione d’interdipendenza delicatissima, con interessi molto grandi a regolarne le logiche, è fatto ben noto. Questo rapporto ha raggiunto vette troppo alte, finendo per snaturare quello che, in origine, era uno sport. Ma anche questa è storia vecchia: passiamo ai fatti recenti. Si è scatenata una polemica negli ultimi giorni, tra mondo del calcio e tv di stato, a causa dello slittamento dalle ore 20.45 alle ore 21.15 del match di Coppa Italia, in programma domani sera tra Roma e Milan. Vada per la differenza, in fin dei conti lieve; ma il principio è assolutamente inaccettabile. Inaccettabile per i tifosi e per gli uomini in campo, che saranno decisamente condizionati da questo piccolo cambiamento. A tal proposito è intervenuto l’allenatore del Milan, Carlo Ancelotti: “Ho letto che questa sarebbe una bastonata per i tifosi. Forse non lo è solo per loro, ma anche per i calciatori. Siamo un po’ tutti ostaggio di una filosofia legata ai diritti televisivi e quindi dobbiamo accettare questo tipo di soluzioni”. Altra polemica dell’ultim’ora, la decisione di Mediaset di intentare un’azione legale nei confronti della Lega Calcio (chissà se l’avrebbero fatto sei mesi, con Galliani a capo della Lega) per ottenere una riduzione del prezzo dei diritti in chiaro della serie A a causa di calciocaos, che avrebbe “prodotto una forte perdita dell’interesse del pubblico”. Effettivamente, questa disaffezione è piuttosto palese, basta accennare alcuni dati: 17,5% in meno di abbonamenti negli stadi di serie A; -10% di spettatori paganti; calo del valore dei contratti della Pay tv con i club di serie A, del 14,8%, con relativo (anche se molto maggiore) aumento dei contratti della B (+52%). Sarà l’effetto-Juve, sarà la perdita di credibilità dell’intero mondo, ma ci stanno strappando questa passione a suon di interessi. (L.B. per NL)