L’Arpacal, l’agenzia regionale della protezione dell’ambiente della Calabria, ha monitorato la situazione dei campi elettromagnetici nella regione, riportando i dati nel seminario di presentazione del lavoro “L’esposizione della popolazione a campi magnetici ed elettromagnetici. Lo stato dell’arte dei controlli ambientali in Calabria”, con la collaborazione di Em Engineering & Monitoring ed Epsilon Italia.
Il progetto è stato realizzato con i fondi Por Calabria 2000/2006. Sono state censite nella Regione le stazioni radio base per telefonia cellulare, gli impianti ripetitori radio-televisivi e le linee elettriche ad alta tensione. Sono state analizzate le misure di esposizione dell’intensità del campo elettrico, del campo magnetico, le sorgenti di emissione delle onde elettromagnetiche, la genesi e l’evoluzione delle radiazioni non ionizzanti. Sono state 479 le postazioni monitorate, di queste 120 nella Provincia di Catanzaro, 167 in quella cosentina, 112 in quella reggina, 32 nella crotonese e 39 nella Provincia di Vibo Valentia. Secondo i dati riportati durante il seminario: “Nella Provincia di Catanzaro 59 postazioni hanno presentato valori irrisori, inferiori allo 0,5% di voltmetri, l’unità di misura cioè del campo elettrico, 54 valori compresi tra 0,5 e 2 voltmetri, valori ancora molto bassi, 10 postazioni con valori compresi tra 2 e 4 voltmetri, un caso tra 4 e 6 voltmetri; 5 casi con un valore maggiore di 6 voltmetri e di questi solo 2 superavano i limiti di legge: Gagliano e Stalettì, siti complessi”. Emanuele Migliari, direttore tecnico di Em ha spiegato: “Si è trattato della prima indagine sistematica realizzata nel territorio regionale. Attraverso i fondi Por nel gennaio 2008 sono partiti i lavori che hanno richiesto circa un anno di lavoro. L’Arpacal ha affidato l’incarico a ditte specializzate. I risultati sono tranquillizzanti. Su 1231 postazioni solo il 5% per quanto riguarda i campi ad alta frequenza, presentano criticità. Si tratta di campi generati da impianti di telecomunicazione. Questo 5% si concentra per lo più nella Provincia di Reggio ed in particolare nel capoluogo reggino. Territorio che è stato quindi oggetto di una indagine più accurata per risalire alle sorgenti responsabili. 27 postazioni sono state oggetto di analisi approfondite. Di queste circa la metà è rientrata nei valori grazie a gestori della telefonia mobile che hanno concertato un depotenziamento degli impianti“. (Ecoblog.it)