dalla newsletter del sito franco abruzzo.it
Roma, 12 agosto 2007. Carlo Ripa di Meana chiede perdono, dopo 36 anni, alla famiglia Calabresi per aver firmato un documento pubblicato nel 1971 sul settimanale ‘l’Espresso’, in cui si incolpava il commissario di polizia Luigi Calabresi del delitto di Giuseppe Pinelli, morto in circostanze misteriose mentre era in questura a Milano nel 1969. “Chiedo un individuale perdono alla signora Calabresi e al figlio”, ha detto, intervenendo durante un appuntamento del ciclo Cortina InConTra. La lettera all`Espresso, in cui si definiva Calabresi come un `torturatore`, era stata sottoscritta da 800 intellettuali, fra cui artisti, scienziati, registi, editori, giornalisti. “Desidero spiegare – ha aggiunto l’ex parlamentare socialista ed ex leader dei Verdi – che allora, nel 1971, ero segretario del Club Turati, a Milano. Il club era frequentato sia da Giuseppe Pinelli, prima de lla sua morte, sia dal Commissario Luigi Calabresi, sia dal responsabile della Digos di Milano Antonino Allegra. Li conoscevo tutte tre. Quanto accaduto in questura mi aveva molto sconvolto”. “Nella sede del club Turati – ha detto ancora Ripa di Meana – facevamo controinformazione, per cercare di capire veramente cosa era accaduto: le circostanze che ci fornivano era che Pinelli era morto nel corso di un interrogatorio in cui erano presenti sia Allegra sia Calabresi. Quindi, quando forse qualcuno mi telefonò, per propormi di sottoscrivere quel documento, non pensavo che le conseguenze sarebbero stato l`assassinio di Calabresi”. (Apcom. Red/Bar 12-AGO-07 20:21)
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“Il Giorno” ricordava ogni anno Giuseppe Pinelli “morto innocente in Questura”. Ma anche Calabresi era innocente.
Abruzzo: “Anch’io chiedo perdono”
Milano, 12 agosto 2007. Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia dal 16 maggio 1989 al 7 giugno 2007, con riferimento alle note e recenti polemiche sul manifesto degli “800” intellettuali che nel giugno 1971 accusarono (ingiustamente) Luigi Calabresi per la morte in Questura dell’anarchico Giuseppe Pinelli, ha sottolineato che “Il Giorno”, della cui redazione ha fatto parte dal 1964 al 1983, era solito, a partire dal 15 dicembre 1970, ricordare Giuseppe Pinelli “morto innocente in Questura”. Nella pagina, dedicata all’evento, apparivano tutte le firme dei redattori de “Il Giorno” (compresa quella di Franco Abruzzo). “E’ giusto scrivere – afferma Abruzzo – che il commissario Calabresi non era p resente nel suo ufficio quando Pinelli precipitò nel cortile della Questura. Innocente era Pinelli ed innocenteera Calabresi, come accertò l’inchiesta condotta dal giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio. La pagina del “Giorno” si prestava probabilmente ad equivoci sulla figura di Luigi Calabresi e per quella firma chiedo anch’io un individuale perdono alla signora Calabresi e ai figli”.