Lunedì 11 luglio l’assemblea dei soci formalizzerà la liquidazione di Audiradio e così calerà il sipario su quella che, per lunghi anni, è stata l’unica fonte di dati per la pianificazione della pubblicità radiofonica italiana.
Intanto il mercato radiofonico, costretto dalla primavera scorsa a riduzioni rilevanti della raccolta in conseguenza dell’assenza di dati e da una ricomparsa e generalizzata sfiducia degli investitori nel mercato pubblicitario (italiano), si guarda intorno alla ricerca di soluzioni alternative ad Audiradio. E proprio perché l’alveo del medium elettrico più antico del mondo non può vivere a lungo senza dati di studio, ci si affida all’unica soluzione immediatamente fruibile: la ricerca Eurisko Media Monitor, un modello fondato sull’analisi di un panel di 7mila persone sondate in continuazione con un meter elettronico. Il sistema non è nuovo e si basa sul principio del sound matching: il panelista, portando con sé un rilevatore elettronico di dimensioni ridotte, diviene un raccoglitore passivo dei suoi ascolti radiofonici, che vengono annotati nell’hard disk del dispositivo come linee sonore che saranno poi elaborate e confrontate dall’istituto di rilevazione con quelle delle stazioni iscritte all’indagine (attraverso, appunto, il matching degli spettrogrammi). Tale opzione sembra essere condivisa, quanto meno nell’intenzione iniziale, da un comparto di operatori ben strutturato e composto dai big player RTL 102,5, RDS, Radio 105, RMC, Virgin Radio, Radio Italia, Kiss Kiss, dalle concessionarie Radio & Reti e PRS e dalle associazioni di emittenti locali (FRT e Aeranti-Corallo) e nazionali (RNA), soggetti uniti (per forza maggiore) per tentare di ricostruire una linea di condotta per le rilevazioni degli ascolti all’insegna di una ipotetica trasparenza e dell’equità nella prospettiva di una ripresa degli investimenti pubblicitari. Tuttavia, il format Eurisko, contraddistinto da una intrinseca (in quanto congenita) passività della rilevazione, sarà probabilmente raffinato e compensato con l’affiancamento di un’indagine quantitativa telefonica su 120 mila unità, studiata sull’antico ma collaudato modello Cati di Audiradio (la classica modalità di rilevazione diretta di unità statistiche realizzata attraverso interviste telefoniche). Il connubio tra i due sistemi, se ben studiato e condiviso, potrebbe garantire una risposta transitoria ma esaustiva al vuoto lasciato dal collasso di Audiradio. Il modello Eurisko MM-Cati sembra ben visto dalle radio più importanti, non solo per la speranza di un restart della raccolta pubblicitaria, ma anche per le caratteristiche economiche d’indagine, che impongono un investimento non eccessivo, o quantomeno inferiore ai sei milioni di euro già sborsati nel 2010. Del resto, il progetto eterogeno di rilevazione degli ascolti Eurisko pare al momento l’unica soluzione a portata di mano per limitare danni al medium che di settimana in settimana si aggravano. L’ipotesi caldeggiata dalle radio è ora al vaglio delle entità commerciali di spicco del mercato: gli Utenti di pubblicità associati (UPA) e Assocomunicazione. In proposito, il presidente UPA, Lorenzo Sassoli De Bianchi, ha manifestato più volte nel passato la sua diffidenza nei confronti dei metodi attivi (e quindi intrisi di soggettività) della vecchia Audiradio, prediligendo un totale affidamento al meter, cioè una rilevazione passiva (ma oggettiva) degli ascolti. Una posizione, quella di UPA, guardata però con diffidenza dalle radio commerciali: gli investitori pubblicitari, insieme alla RAI, erano infatti gli maggiori azionisti di Audiradio, e nonostante ciò pare non abbiano compiuto sforzi sufficienti per sedare la lotta intestina tra i soci dell’istituto di rilevazione degli ascolti negli ultimi due anni. Dubbi che però dovranno con ogni probabilità essere messi velocemente da parte, perché i centri-media mostrano ormai una palese insofferenza verso pianificazioni basate sui dati di ascolto dell’ultima Cati Audiradio, quand’anche integrati dagli esiti dei rilievi Eurisko nel 2010. (C.S. per NL)