Il 28 luglio è convocato a Roma il Comitato Nazionale Italia Digitale, presieduto da Paolo Romani, viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni.
Tra gli argomenti più importanti da affrontare nel caldo consesso vi sarà la prospettiva di uno slittamento di 30 giorni dello switch-off in Lombardia (con possibile effetto a cascata sulle altre regioni del nord Italia che migreranno in rapida successione). Un rinvio che Romani aveva combattuto in tutti i modi possibili, ma che, alla luce dell’enorme ritardo nella pubblicazione del Piano Nazionale di Assegnazione per le Frequenze digitali rivisto (malamente) e corretto (ancor peggio) da Agcom, pare, francamente, inevitabile. Ci sono ancora troppi viluppi da sciogliere: non si conoscono le frequenze veramente utilizzabili dalle emittenti locali nei rispettivi territori – essendo ancora in corso le negoziazioni con gli stati confinanti – si è in prossimità di agosto (mese nel quale in Italia si ferma tutto), si devono convocare i tavoli tecnici con gli operatori e, in concomitanza con tutti questi casini, Agcom ha pure regolamentato la questione LCN. Una brutta gatta che ora dovrà essere pelata proprio dal dicastero di Romani, che dovrà provvedere alle assegnazioni dei logical channel number in concomitanza con le frequenze DTT, per evitare la ripetizione del caos registrato in tutte le aree tecniche recentemente traghettate al digitale. Insomma, proprio lui che lo switch-off avrebbe voluto anticiparlo in tutta Italia, dovrà probabilmente apporre la sua firma su una italianissima proroga. Non cambieremo proprio mai.