Inizialmente la chiamavano “la tv che non c’e’” o “la tv sulla carta”. Ora però per Europa 7 forse la definizione più consona sarebbe “la tv sulla carta… bollata”.
Pare, infatti, che le vicende del network di Di Stefano si svolgano ormai più nelle aule giudiziarie che sui teleschermi. Gli ultimi sviluppi dell’infinita querelle giuridica che vede la pay tv DVB-T2 contrapposta al Ministero dello Sviluppo Economico riguardato l’assegnazione dei cd “cerotti”, cioè le frequenze di congiunzione tra i vari impianti sintonizzati su VHF 8, un canale ritagliato alla bisogna dall’adeguamento della canalizzazione tv italiana allo standard europeo che aveva immediatamente mostrato grandi limiti d’utilizzo, perché occupato in diverse aree da RAI e spesso incoerente con le antenne riceventi degli utenti. Sennonché, anche il reticolo di canali attribuito in via compensativa dal MSE ha mostrato grandi difficoltà pratiche di utilizzo. E non solo in quanto, in molti casi, ad essere stata assegnata era una frequenza a termine come il canale UHF 69 (destinato allo sviluppo dell’Internet mobile), ma anche perché le risorse individuate erano già occupate da tv locali in forza di precedenti assegnazioni della P.A. o della magistratura. Così, a complicare ulteriormente la vicenda, i giudici amministrativi laziali hanno ordinato al MSE di provvedere all’integrazione delle assegnazioni a favore di Europa 7 entro 30 giorni (per ora limitatamente all’impianto interregionale di Monte Penice, a cavallo tra Lombardia e Piemonte, potenzialmente in grado di illuminare 11 milioni di utenti, demandando alla decisione di merito l’esame di tutte le altre carenze). Ora, salvo ordini contrari del Consiglio di Stato, è facile immaginare a quale riserva il MSE attingerà per far fronte all’esigenza giudiziale.