Il fatturato globale della musica digitale (attraverso internet e telefonia mobile) è stato di 2,9 miliardi di dollari nel 2007, con una crescita secca del 40% rispetto all’anno precedente. Il download delle singole tracce è cresciuto del 53% facendo registrare un fatturato di 1,7 miliardi di dollari. Sono ormai più di 6 milioni i titoli disponibili in Rete attraverso le oltre 500 piattaforme legali diffuse in tutto il mondo.
E’ quanto emerge dal Digital Music Report 2008 diffuso oggi dall’IFPI – International Federation of Music Phonographic Industry – che racchiude tutti i dati internazionali relativi al mercato della musica fruita attraverso la Rete.
Sentenza/Per il gip di Roma il peer-to-peer di audio e video non è illegale
Le aziende discografiche hanno proseguito nel corso del 2007 a investire nel digitale, mercato che nel 2003 era pari a zero e l’anno scorso ha raggiunto il 15% dell’intero settore musicale. Certo, resta il nodo della diffusione illegale di musica online, con l’associazione che denuncia ancora la scarsa cooperazione degli internet service provider contro la pirateria, cosa che limita ancora pesantemente lo sviluppo legale di questo nuovo business e di conseguenza anche l’investimento verso nuovi giovani artisti. Tuttavia, la “cooperazione” invocata è difficilmente applicabile: a poche ore dalla pubblicazione del rapporto, una sentenza di un giudice romano afferma che lo scambio di file audio e video non è illegale (vedi box).
Il rapporto IFPI evidenza anche come il mercato digitale abbia aperto a nuovi modelli di business attraverso canali innovativi, come ad esempio l’advertising o il social networking, che hanno di fatto reso la musica ancor più fruibile al grande pubblico e permesso di sperimentare nuove politiche per la ripartizione dei diritti e delle royalty.
Il fenomeno della pirateria continua a rappresentare un forte freno per lo sviluppo del digitale anche se grazie alle ormai più di 500 piattaforme internet legali presenti a livello mondiale con oltre 6 milioni di canzoni disponibili e un’incisiva politica di repressione del fenomeno del file sharing da parte delle aziende discografiche, si è cercato di contenere il problema. Un esempio in questo senso è rappresentato dalla Cina dove, in un mercato digitale prevalentemente pirata, si stanno sviluppando numerose piattaforme legali.