Il bug CrowdStrike (associabile come fenomeno tecnologico al crash Microsoft cui abbiamo assistito, tenuto conto che gli host Mac e Linux non sono stati interessati) conferma quello che era noto da tempo: a prescindere dalla diffusione broadcasting o streaming dei contenuti, le emittenti radiotelevisive sono ormai inscindibilmente dipendenti dalla rete IP.
Il bug CrowdStrike, dal nome della società americana (Austin, Texas) di tecnologia di sicurezza per cloud ed endpoint, di intelligence sulle minacce e di servizi reattivi ad attacchi hacker, già definita la “più grande interruzione informatica di tutti i tempi”, consistente in un disservizio a livello globale che ha colpito i sistemi operativi Windows, che non sono riusciti ad avviarsi a causa di un aggiornamento difettoso di un upgrade, che impatto ha avuto sulle reti televisive e radiofoniche?
Rare disfunzioni, ma non irrilevanti
Un impatto non diffuso, a quanto risulta a NL, sebbene, quando accaduto, niente affatto irrilevante.
I casi (noti al momento)
Al momento (un approfondimento ex post sarà possibile solo tra qualche giorno), sebbene risultino esservi stati alcuni disservizi in AWS (Amazon Web Services, che fornisce supporto a Prime Video), Virgin Media e BT (ex British Telecom), l’unico caso eclatante registrato sarebbe quello del gruppo Sky.
Sky
Gruppo che ha subito problemi dal bug CrowdStrike nel servizio streaming live e on demand di Now, ma soprattutto in Sky News.
Primi problemi alle 5 del mattino…
Sky News (versione internazionale) ha iniziato ad avere problemi intorno alle 5 del mattino, per poi trasmettere due ore dopo, alle 7, documentari, salvo andare off-air completamente ancora un’ora dopo.
… e soluzione alle 9.0, alle 7;
Il canale è tornato in onda alle 8.50 con uno sfondo molto cambiato, senza grafica, autocue o packages, Sky News ha ripreso con l’informazione attraverso un breve aggiornamento delle notizie prima di riprendere la comunicazione regolare intorno alle 9.00.
La dichiarazione di David Rhodes
In una dichiarazione su X (ex Twitter), il presidente di Sky News David Rhodes ha affermato, nell’immediatezza del fatto, che la rete “Non è stata in grado di trasmettere live questa mattina. Gran parte del nostro notiziario è ancora disponibile online e stiamo lavorando alacremente per ripristinare tutti i servizi”.
Tutto ok nei colossi radio americani
Allargando il perimetro d’analisi dei disservizi, nessun particolare problema è stato registrato tra i colossi radiofonici americani iHeartMedia e Cumulus, mentre Audacy ha dichiarato al periodico Radio World che “come molte aziende in tutto il mondo, abbiamo avuto problemi a causa delle interruzioni di oggi. Tuttavia, le nostre stazioni erano di nuovo in funzione alle 8:00 ET”.
Australia
In Australia, viceversa, sempre Sky News e la rete ABC hanno confermato di aver subito diverse gravi interruzioni.
Radio-Tv inscindibilmente dipendenti dalla rete
Il bug CrowdStrike conferma quello che era noto da tempo: a prescindere dalla diffusione broadcasting o streaming, le reti radiotelevisive sono ormai inscindibilmente dipendenti dalla rete IP e un disservizio di queste dimensioni crea inevitabilmente danni economici ingenti, diretti ed indiretti (all’intera filiera dell’industria radiotelevisiva).
Trasmettitori muti se il playout si ferma
“Anche se le emittenti consegnano i propri contenuti alle reti broadcast attraverso collegamenti via etere (circostanza peraltro sempre più rara, come dimostrato dal recente obbligo di consegna IP imposto dagli operatori di rete DTT ai FSMA italiani), se l’off informatico riguarda la struttura di emissione (playout), i trasmettitori veicoleranno il nulla o al più un contenuto di back-up”, commenta Massimo Rinaldi, ingegnere e cto di Comnect srl (gruppo Consultmedia), azienda di supporto ibrido broadcast-broadband.
Pensare alle contromisure, non all’only broadcast
“E’ un dato di fatto di cui dobbiamo inevitabilmente prendere atto, adottando le contromisure necessarie perché è impensabile l’esistenza, nel 2024, di un servizio broadcast totalmente indipendente dalla rete.
Convivenza
E ciò a prescindere che broadcast e webcast convivranno. Quantomeno ancora per un bel po'”, conclude Rinaldi.