Non si può certo dire che corra buon sangue tra il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta e la redazione de L’Espresso.
E non perché quelli del periodico romano siano dei fannulloni, ma perché sembra a questi cattivi giornalisti al soldo di Scalfari piaccia proprio andare a scovare tutte le magagne del ministro, del suo entourage e della sua parte politica. Ieri Brunetta ha presentato un esposto all’Ordine nazionale dei Giornalisti contro un reportage del settimanale, a firma dei giornalisti Paolo Biondani e Olga Piscitelli, dal titolo "In Veneto mancano 3 mila sanitari. Ed è rissa tra l`assessore leghista e il ministro Brunetta", ultimo atto dell’inchiesta portata avanti da L’Espresso sulle disfunzioni del sistema sanitario italiano. Brunetta, nonostante il fervore degli ultimi giorni di campagna elettorale (il ministro ha accontentato Berlusconi e si è candidato a sindaco di Venezia per il Pdl), ha avuto il tempo di scrivere un’altra pagina del suo tormentato rapporto con i giornalisti della redazione romana del settimanale fondato da Eugenio Scalfari. Già un mese fa, infatti, il ministro aveva presentato un altro esposto all’Ordine, accusando il giornalista Fabrizio Gatti di "carente deontologia professionale" a causa delle anticipazioni, riportate in un articolo a sua firma, sugli appalti legati al G8 della Maddalena, poi spostato eccezionalmente a L’Aquila con un gran colpo di teatro. Oggi il ministro, terrore degli impiegati pubblici, si ripete. L’articolo in questione, questa volta, parla dei problemi della sanità nazionale, ed in particolare del Veneto, regione natale di Brunetta. L’articolo del L’Espresso parlava delle carenze di personale medico negli ospedali del Veneto. Carenze accentuate dalle recenti norme introdotte dal cosiddetto "decreto Brunetta". Il risultato sarebbe stato, secondo il reportage, una diminuzione dei medici, passati dai 319mila del 2004 agli attuali 280mila, con pesanti risvolti sulla qualità della sanità in una delle regioni che si erige ad esempio virtuoso per il resto d’Italia. Il nocciolo della questione sarebbe la regola del prepensionamento anticipato, deciso dal ministro, che manderebbe a casa i medici a soli 58 anni, senza rimpiazzarli e creando così un buco incolmabile. A testimonianza del malessere presente in Veneto, i due giornalisti avevano riportato stralci di una lettera "di fuoco" inviata al ministro dall’assessore alla Sanità Sandro Sandri. Stralci nei quali l’assessore denunciava "una vera e propria emergenza per il personale sanitario". Figurarsi se Brunetta il vendicativo avrebbe incassato un colpo del genere senza reagire, specie in periodo di campagna elettorale. L’immediato esposto presentato all’Ordine nazionale denuncia come i virgolettati riportati dall’articolo siano stati estratti da "un’unica, cortesissima, lettera che l`assessore invia al ministro Brunetta il 24 febbraio 2009 con la quale gli chiede un incontro per affrontare la questione del fabbisogno del personale medico e infermieristico nella regione". Al termine dell’incontro, concesso dal ministro soltanto il successivo 30 aprile, l’assessore veneto avrebbe espresso la propria soddisfazione per la proficuità dello stesso. Impressione confermata dallo stesso Sandri, che in un comunicato stampa ha definito le posizioni de L’Espresso "un’opera di disinformazione bella e buona". "Ma oltre che faziosi – ha scritto il ministro, inviperito – gli improvvisati cronisti d`assalto de L`Espresso sono anche ignoranti: delle leggi così come della deontologia professionale. Amano sparare nel mucchio, si specchiano compiaciuti nei titoloni a effetto. E non perdono tempo a studiare". Secondo lui, infatti, i vincoli imposti dal suo decreto si limiterebbero a fissare un tetto di spesa, confermando invece il regime di assunzioni fissato dalla Finanziaria del 2007. Come dire: mica io ho imposto tagli di personale, potevate lasciare anche il numero di medici così com’era, dimezzando gli stipendi a tutti. Mandare a casa il personale medico, infatti, è discrezione delle stesse aziende sanitarie, così come Brunetta tiene a sottolineare. Così come sarà discrezione dei cittadini di Venezia decidere se mettersi o meno nelle sue mani. Questione su cui lui, forse, avrebbe dovuto concentrarsi un po’ più, tentando di convincer loro, piuttosto che mettersi a rincorrere qualunque giornalista parli male di lui. (G.M. Per NL)