Anniversario decennale della collaborazione tra Itelco-Broadcast e l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, comunemente conosciuta con la sigla CERN (in francese Conseil européen pour la recherche nucléaire).
L’azienda italiana che dal 1962 progetta e realizza trasmettitori televisivi top di gamma (in questo momento molto impegnata sullo sviluppo del DVB-T2), da tempo mette il proprio know-how al servizio dei centri di sperimentazione scientifica di tutto il mondo, fornendo componenti essenziali e dall’elevato contenuto tecnologico, come gli amplificatori installati nel Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra.
Ne parliamo con Gianluca Busi, marketing manager di Itelco-Broadcast: “La peculiarità dell’operare in questi settori è l’enorme differenza di standard e specifiche tecniche di volta in volta richieste dal committente, che necessita da parte degli ingegneri Itelco di una capacità costante di superare i limiti della tecnologia di cui sono in possesso. Nel caso della collaborazione con il CERN, ad esempio, il centro di ricerca nucleare europeo ha richiesto alla Itelco di produrre amplificatori di qualche decina di kW, ma con dimensioni minime mai raggiunte prima. Persino in fase di installazione i tecnici devono saper cambiare prospettiva e impiegare parametri molto diversi da quelli dei trasmettitori televisivi: l’alimentazione dell’LHC, ad esempio, avviene con amplificatori Itelco da 60 kW, che si trovano 100 metri al di sopra dell’acceleratore di particelle, ribaltando così la normale prospettiva secondo cui l’antenna si trova in alto”.
Per l’azienda, i centri di ricerca come il CERN sono un continuo stimolo a uscire dagli schemi consolidati della progettazione e approdare nel campo della sperimentazione, settore chiave per Itelco: “L’azienda reinveste il 10% delle entrate in ricerca e sviluppo e, grazie alla capacità di tradurre la propria esperienza nel campo della ricerca scientifica in prodotti tecnologici all’avanguardia, Itelco riuscita ad essere una eccellenza italiana nel broadcast radiotelevisivo”, continua Busi, esemplificando: “A chi non è mai stato al CERN basti sapere che quando si chiede ad uno dei ricercatori quanto tempo è stato necessario per istallare un acceleratore od uno specifico amplificatore come risposta saranno indicati quanti chilometri di cavo RF, cavo elettrico e fibre ottiche sono stati posati”.
Nel 2018 sembra quasi inusuale parlare di una tecnologia, quella a tubo, inventata oltre 80 anni fa; ma quando le potenze in gioco sono così alte e gli spazi sono limitati, tale formato a è ancora oggi il preferito dai ricercatori. “Calcolatrice alla mano, lo stato solido con queste potenze così alte non può garantire rendimenti elevati come gli amplificatori Itelco IOT UHF, che superano oltre il 60% – continua il manager – Se poi aggiungiamo che dopo oltre 40 anni di esperienza l’affidabilità dei prodotti è alla sua massima espressione non ci meravigliamo se al CERN gli amplificatori istallati 10 anni fa sembrano praticamente appena accesi. Pochissime sono al mondo le aziende che riescono a dominare questa classe di potenza. Ma qui in Itelco le cose non si fermano mai e presto, anche con la collaborazione del CERN, sarà presentata una nuova tecnologia che farà la differenza”, anticipa Busi. (V.D. per NL)