Il Corriere della Sera di oggi (martedì 24 aprile, pag. 13 inserto Lombardia) dà notizia che il gip di Brescia Francesca Morelli avrebbe “ordinato alla Procura di formulare l’imputazione per una ventina di persone, legali rappresentanti di radio e tv locali che utilizzano ripetitori sul Monte Maddalena”. A quanto riferisce il quotidiano, l’indagine sarebbe partita “da un esposto degli abitanti della zona presentato nel 2005″. La postazione di Monte Maddalena, meno di 1000 metri s.l.m, è uno dei siti tecnologici più ambiti dalle emittenti radiotelevisive per l’illuminazione di una vasta parte della grande provincia bresciana (foto), oltre che di ampie aree delle limitrofe province di Bergamo, Cremona, Piacenza, con debordamenti anche in zone delle province di Milano, Parma e Verona. Il problema dell’inquinamento elettromagnetico in loco è stato al centro di diversi procedimenti amministrativi e civili. L’evoluzione della vicenda in sede penale, se non altro, evidenzia l’assoluta necessità di addivenire ad una soluzione definitiva del problema, che possa tenere certamente in debito conto l’incomprimibile diritto della popolazione di essere tutelata dall’esposizione ai campi elettromagnetici, ma anche l’interesse legittimo delle emittenti di effettuare il servizio di radiodiffusione conformemente al decreto concessorio. In quest’ottica, una grandissima responsabilità compete agli organismi pubblici locali: in primis, ovviamente, al Comune, su cui grava il dovere indirottabile di indentificare l’area adatta per gli insediamenti radioelettrici concretamente idonea al servizio di radiodiffusione (e non solo compatibile sotto il profilo ambientale e sanitario).