Botta e risposta su Europa 7

Il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni è in disaccordo in sede europea con l’Avvocato dello Stato Paolo Gentili sul caso dell’emittente Europa 7


da Millecanali

Quest’ultima si era rivolta alla Corte Europea perché non le sono mai state assegnate le frequenze per trasmettere su scala nazionale, nonostante abbia ottenuto a suo tempo la concessione.

Torna d’attualità il “caso Europa 7”. Il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni si è detto in disaccordo con l’Avvocato dello Stato Paolo Gentili, incaricato di difendere l’Italia davanti alla Corte europea di giustizia nella causa che la oppone proprio a Europa 7; Gentili avrebbe assunto una linea di difesa che “non risponde all’indirizzo da me formalmente sollecitato”. Gentiloni ha così risposto alle richieste avanzate dalla stessa Europa 7, dopo che l’avvocato dello Stato aveva difeso le posizioni dell’Italia secondo le posizioni del precedente governo Berlusconi e della Legge Gasparri.
Europa 7 si era rivolta alla Corte europea perché lo stato italiano non le ha mai assegnato le frequenze per trasmettere su scala nazionale, nonostante avesse ottenuto a suo tempo la concessione.

L’Avvocatura di Stato ha però replicato, spiegando di non aver “sostenuto la compatibilità comunitaria della legge Gasparri bensì, conformemente a quanto già sostenuto nelle osservazioni scritte”, di aver “rilevato l’estraneità della legge Gasparri allo specifico problema riguardante la società Centro Europa Sette, problema che trae invece origine dalla legge Maccanico vigente nel 1999″. L’Avvocatura ha comunque “informato la Corte di giustizia europea del progetto di modifica della legge Gasparri attualmente all’esame del Parlamento (ddl Gentiloni) e ha precisato che l’art. 3 del ddl, se approvato, consentirebbe alla società Centro Europa Sette di ottenere le frequenze che attualmente non le sono state concesse”.L’Avvocatura ha sottolineato peraltro di “avere sostenuto già nelle osservazioni scritte, e di avere ribadito nelle osservazioni orali, che è comunque possibile una interpretazione dell’ art. 23 della legge Gasparri secondo cui non sarebbe attualmente precluso a un operatore terzo acquistare frequenze radiotelevisive dagli operatori in esercizio”.

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