Gianni Boncompagni (foto) è tornato in tv, con una trasmissione di cui è conduttore, regista e scenografo. In collaborazione con Giovanni Benincasa, l’inventore di “Libero”.
La sua nuova creatura, “Bombay”, progettata per essere “dissacrante e anarchica”, ha fatto subito registrare ottimi ascolti, ottenendo il 4% di share su una rete nettamente penalizzata nel computo degli ascolti totali e ad un orario quasi proibitivo. Certo, ci sono ancora molte cose da correggere, per ammissione dello stesso Boncompagni, ma questa rappresenta, comunque, una fase di rodaggio. “Ci sono molte cose da sistemare” – ha osservato lo stesso regista televisivo – “ma l’importante è che ci siamo divertiti e abbiamo creato una bella atmosfera con tanta gente simpatica […] Sono d’accordo con chi ha scritto che si è addormentato guardandoci. Infatti voglio proprio riguardare la cassetta dello show, visto che dormo poco spero tanto che mi sia utile. Del resto il critico dal suo punto di vista ha ragione: avevamo promesso chissà che e poi ci siamo comportati come boy scout. Ora passeremo alla trasgressione”. Aspettando la trasgressione, ci sono, comunque, alcuni aspetti, a loro modo, trasgressivi, nel tipico stile di Boncompagni. Le ragazze, una sorta di sorelle minori del gruppo di “Non è la Rai”, hanno avuto un ruolo centrale nelle prime puntate, ma Boncompagni le bacchetta. “Stavolta non sono riuscito a controllarle, si sono buttate allo sbaraglio e, in effetti, erano troppo ammiccanti, così non mi piace, ma dalla prossima volta anche questo cambierà. Ci vuole un po’ di rodaggio”. Anche un vecchio marpione del piccolo schermo come lui necessita un po’ di rodaggio, dopo tanti anni di assenza.
Intanto, comunque, in un’intervista concessa al quotidiano ItaliaOggi, l’ex conduttore di “Alto gradimento”, ripercorre alcuni punti fondamentali della sua carriera, gli incontri più importanti e stimolanti (“il miglior compagno di viaggio, in assoluto Arbore, per carità non si discute”), l’attuale stato in cui versa la televisione italiana. Non pare così catastrofista, in ogni caso, sulla crisi creativa del piccolo schermo, sull’omologazione tra la tv generalista pubblica e commerciale: “La tv così è, e così dev’essere. Almeno credo”. Confida, però, di guardare altro: “Vedo History Channel. Vedo Sky. Preferisco la tv satellitare”. Non risparmia, poi, qualche stoccata ai vertici politici che dominano le tv (“Sono loro i veri protagonisti”), pur ammettendo che non esiterà ad invitarne alcuni anche lui: “Eccome se li ospiteremo, sono quelli che funzionano di più”. Anche i direttori e i dirigenti meritano una tirata d’orecchi, secondo Boncompagni. “Guadagnano troppo, fanno bene a mettere il tetto”. E poi il finale dell’intervista, con gli elogi a Grillo, Fiorello e Celentano. Oltre che alla sua nuova casa, La7: “Obiettivamente oggi è la rete migliore. Non è una ruffianata. Ha i programmi più belli: Luttazzi, Crozza, Lerner, Ferrara, Le invasioni barbariche e tanti altri”. (Giuseppe Colucci per NL)