(Punto Informatico) Roma – SIAE e FIMI sono ai ferri corti, alle minacce. SIAE non gradisce l’affondo di FIMI sui bollini, mal tollera che l’industria musicale faccia le pulci alla loro legalità e avverte la federazione dell’industria musicale: se continuate così non si potrà evitare lo scontro giudiziario.
SIAE non utilizza mezzi termini, sceglie parole pesantissime, come non si erano mai viste. Non parla di differenti visioni del cambiamento innescato dall’era digitale, non si limita ad articolare una posizione contrapposta ma dichiara, testualmente, di “scendere in guerra” contro FIMI.
Lo dice in un comunicato diffuso ieri: attacca a spada tratta la clamorosa presa di posizione della FIMI, che chiede l’immediata cancellazione dei bollini, difende la legalità dei suoi contrassegni, si arrocca dietro la propria interpretazione della legge sul diritto d’autore e delle bocciature dei bollini susseguitesi in ambito europeo.
In quello che definisce “duro atto di diffida” indirizzato alla FIMI e inviato per conoscenza a mezzo governo, compreso Silvio Berlusconi, SIAE ribadisce che sono circa 20 anni che i bollini vengono applicati, sostiene che ciò avviene in base alla legge italiana e spiega che se questo avviene anche sui supporti musicali è per “identificarne l’autenticità e quindi per combattere i prodotti pirata”.
Secondo SIAE, l’esperienza dice che il bollino è “assolutamente utile” e che anzi ha contribuito a ridurre fortemente l’attività dei pirati. La Società degli autori e degli editori, inoltre, rivendica come alla propria iniziativa si siano unite tutte le associazioni degli autori, editori e produttori discografici italiani che non aderiscono alla FIMI, come UNCLA, SNAC, ACEP, FEM, ANEM e altri. Nella diffida, SIAE parla di una “posizione conflittuale della FIMI”, osservando come il bollino nasca nel 1970 proprio su richiesta anche dei produttori discografici. Gli associati FIMI fin da allora, secondo SIAE, “hanno assunto l’obbligo contrattuale di apposizione dei contrassegni”.
Ma anche sui motivi per i quali i controversi bollini siano una realtà italiana SIAE ha la risposta pronta: “Il dilagare della pirateria in Italia – scrive nel testo della diffida – ha comportato norme di prevenzione più incisive rispetto a quelle di altri Stati membri e l’obbligo di apporre un contrassegno nei termini previsti dalla legge italiana rappresenta una misura proporzionale rispetto agli scopi perseguiti dal legislatore”. SIAE sottolinea anche che sistemi di “contrassegnatura” sono previsti anche in altri paesi dell’Unione Europea come la Grecia, il Portogallo e la Romania, “paesi che, come l’Italia subiscono forti danni per la contraffazione dei supporti e delle merci in genere, anche in considerazione della particolare collocazione geografica di crocevia dei flussi di prodotti contraffatti di ogni genere”.
SIAE nega con forza che vi siano state bocciature europee del bollino, anzi. “L’importante funzione del bollino – ha dichiarato Giorgio Assumma, presidente SIAE – è stata riconosciuta dalla stessa Commissione europea. La Commissione infatti si è direttamente occupata della legittimità del bollino Siae in base alla normativa sulla circolazione delle merci tra gli Stati membri, ritenendo che le modalità di ottenimento e il costo del bollino possono essere considerate ‘misure proporzionate all’obiettivo legittimo di lotta alla piraterià, compatibili con il principio della libera circolazione delle merci”. Una precisazione che risponde direttamente alle osservazioni di FIMI, secondo cui invece l’apposizione del bollino rappresenta un ostacolo al libero commercio, obbligando i produttori e i distributori a differenziare artificiosamente le linee di distribuzione di prodotti destinati a più mercati europei, con aggravi su costi e tempistiche.
Secondo SIAE, inoltre, le forze dell’ordine spesso proprio grazie al bollino scovano i prodotti abusivi, una realtà che, a detta della Società, è stata confermata dalla Corte di Cassazione. Di interesse anche la posizione SIAE sulla non opponibilità ai privati delle norme penali sul bollino. A suo dire, infatti, la Cassazione ha affermato in più occasioni che “la provvisoria inopponibilità ai privati delle norme penali sul contrassegno non comporta l’illegittimità di tutte le norme che prevedono e puniscono profili di reato sostanziale”
SIAE ammette invece che effettivamente la Corte di Giustizia europea aveva rilevato un vizio formale sul fronte dei bollini, legato alla non comunicazione alla Commissione della normativa da parte del Governo italiano, una problematica, dice SIAE, che “è stata risolta, con la notifica accolta dalla stessa Commissione europea del nuovo Regolamento per l’apposizione del bollino”.
Ma non è tutto qui. SIAE se la prende anche con i prezzi dei supporti musicali. Se FIMI lamentava il costo dei bollini, che SIAE valuta in 3 centesimi, proprio quest’ultima ricorda che “il diritto d’autore per chi ha creato l’opera – autore ed editore – incide solo con un 10% all’ingrosso che si traduce circa nel 5% all’acquirente. Per esempio in un cd musicale che costa all’ingrosso 10 euro e viene poi rivenduto a 20, il diritto d’autore è pari ad 1 euro”.
Perché la diffida? “SIAE diffida la FIMI, in persona del suo Presidente, dal diffondere notizie prive di fondamento e/o argomentazioni fuorvianti, secondo le quali le sentenze rese dalla Corte di Giustizia delle Comunità europee e dalla Suprema Corte di Cassazione affermerebbero che la previsione di un obbligo di contrassegnatura sia incompatibile con la normativa nazionale, comunitaria ed internazionale”.
Per il momento la reazione di FIMI alla diffida di SIAE è di sorpresa. Ambienti della Federazione consultati da Punto Informatico parlano di “stupefacente diffida”, un atto del tutto inedito, fanno sapere, per aver espresso delle opinioni nel corso di una audizione ministeriale, la sede in cui FIMI ha dettagliato le ragioni per cui ritiene che i bollini SIAE sono inutili e illegali.
Difficile dire come andrà a finire. Quel che è certo è che molto è cambiato dal 1970 ad oggi, non solo le leggi sono cambiate ma è cambiato l’intero scenario del mercato musicale, sebbene questo possa lasciare a qualcuno l’amaro in bocca. Tuttavia non potrà durare a lungo un conflitto che vede da un lato il grosso degli editori musicali italiani e dall’altro la società che dovrebbe tutelare anche i loro interessi. Quello che segnala questa guerra, per usare l’espressione a cui è ricorsa la SIAE, è che il sistema attuale è giunto al capolinea e qualcosa, o forse molto, dovrà ora cambiare.