La nuova serie di Netflix Bodkin è ambientata nelle aree rurali, costiere e popolari dell’Irlanda. Eppure almeno 10 volte per ognuno dei 7 episodi si parla di podcast.
Del resto, i protagonisti sono dei podcaster alla ricerca di uno scoop contenutistico e vengono accolti come star dalla popolazione locale, ampia conoscitrice del (nuovo) mezzo di comunicazione, che ascolta in maniera massiva.
Mai una volta che si parli di radio e tv. Solo podcast.
E’ quindi inevitabile la domanda: a noi italiani è sfuggito qualcosa?
Bodkin è una produzione della Higher Ground la società di produzione di Michelle e Barack Obama che vede un podcaster americano, Gilbert Power (l’attore Will Forte), in trasferta in un paesino dell’Irlanda per indagare – anzi, no: raccontare, come precisa lui, perché i podcaster non fanno giornalismo investigativo – sulla scomparsa, venti anni prima, di tre ragazzi nella zona (Bodkin è luogo di fantasia, la serie è stata girata a West Cork).
Non siamo giornalisti
Power ribadisce più volte di non fare giornalismo, ma è affiancato da una giornalista investigativa, Dove (Siobhán Cullen), che invece rientra nel cliché della professione.
Bodkin: il comedy-thriller
La trama è interessante e la serie degli Obama s’inserisce nel nuovo modello del comedy-thriller. Ma il punto non è questo.
L’esaltazione del podcast
Bodkin sembra infatti quasi un pretesto per esaltare il podcasting oltre il credibile. Non dubitiamo che in Irlanda il podcast si sia affermato molto più che in Italia, dove gli ascoltatori che ne fruiscono per ben 4 ore alla settimana, sono, mensilmente, 12 milioni.
Business adv inesistente in Italia
Anche se il business pubblicitario è praticamente inesistente: meno di 10 mln di euro.
La suora ottuagenaria affamata di podcast
Ma, francamente, vedere nella serie Bodkin che una suora ultraottantenne, allettata in un convento, ne sia fruitrice come le sorelle, i contadini, i pensionati e gli ubriaconi attempati di stanza nei pub locali, lascia un po’ perplessi.
I media tradizionali non esistono più (secondo gli Obama)
Il messaggio che Bodkin fa passare è che Radio, Tv e giornali siano tramontati e l’informazione di approfondimento passi esclusivamente dai podcast.
L’indagine
Colpiti da questa rappresentazione abbiamo voluto indagare per poi raccontare (a differenza del protagonista di Bodkin, siamo vecchio stile…), scoprendo che, in effetti, quasi il 50% della popolazione irlandese (composta da poco più di 5 mln di abitanti, cioè metà della Lombardia) fruisce stabilmente di podcast.
Irlanda, America Latina e Cina
Che è la percentuale più alta in assoluto, superiore addirittura a mercati galoppanti come l’America Latina (in Brasile e in Argentina il trend degli ultimi tre anni è stato del +20%) e soprattutto la Cina (+25%).
500 mln di ascoltatori di podcast nel mondo
Nel mondo gli ascoltatori di podcast a fine 2024 saranno più di 500 milioni, per il 60% uomini con più di 35 anni, che li ascoltano da soli, dallo smartphone (73%), quasi sempre in casa (81%, ma il 29% anche in auto ed il 19% sui mezzi pubblici), in multitasking (facendo sport, in relax o mentre fanno lavori non di concetto).
Rapporto tra domanda ed offerta
Il problema dei podcast, però, è che a fronte di 500 milioni di utenti abbiamo 5 milioni di podcast, quindi un rapporto difficilmente sostenibile per chi li produce.
Il metro
Per avere un metro, si pensi che al mondo 3 miliardi di persone ascoltano 44.000 stazioni radio, mentre 25.000 emittenti tv si dividono 5,5 miliardi di utenti.
Polverizzazione
Il problema quindi, non è tanto la notorietà del podcasting esaltata dagli Obama in Bodkin, ma la polverizzazione.
Dall’adv al subscription audio on demand
Tanto che gradualmente il modello di business dei podcaster si è spostato dalla pubblicità al subscription audio on demand, cioè agli abbonamenti, ovviamente per un ristretto numero di soggetti che sono riusciti ad emergere in termini di notorietà (e quasi sempre emanazione del mainstream radio-tv).
Chi ascolta podcast è più propenso al pay for
E, in effetti, secondo la ricerca Ipsos 2021, il 58% degli utenti podcast ha acquistato dei contenuti online rispetto ad una percentuale del 41% del totale utenti di digital audio.
Maggiore propensione
D’altra parte, gli ascoltatori di podcast hanno sempre mostrato una propensione superiore alla media a pagare per singoli contenuti online.
La domanda iniziale
Ma tutto ciò non risponde alla domanda iniziale? Perché gli Obama hanno creato un superspottone per i podcast per Netflix?
Netflix
Per capirne di più occorre tornare al maggio 2018, quando gli Obama lanciarono Higher Ground Productions firmando un accordo pluriennale con Netflix per produrre progetti cinematografici e televisivi con e senza sceneggiatura, con l’obiettivo – spiegava Michelle Obama – di esaltare “il potere della narrazione, ispirandoci e facendoci pensare in modo diverso al mondo che ci circonda, aiutandoci ad aprire le nostre menti e i nostri cuori”.
Spotify
Il 6 giugno 2019, ad annunciare una partnership con Higher Ground per produrre podcast esclusivi fu il colosso dello streaming audio on demand: Spotify (il primo podcast nell’ambito della partnership, The Michelle Obama Podcast, fu presentato in anteprima il 29 luglio 2020).
Audible
Nel giugno 2022 Higher Ground diede informazione del termine della sua partnership con Spotify, a seguito della firma di un accordo pluriennale e multimilionario con Audible. Insomma, un certo interesse sul dichiarare l’affermazione del podcasting gli Obama ce l’hanno…