Bluestring, un altro esempio di archivio online

Il nuovo aggregatore multimediale di Aol permette di pubblicare foto, video e musica insieme


L’era della condivisione online è iniziata da tempo e continua a guadagnare quotidianamente migliaia di utenti che, forse perché entusiasti della qualità grafica dei nuovi portali, forse perché desiderosi di mostrarsi e farsi conoscere dall’anonimo popolo di internet, pubblicano sulla rete materiale fotografico, video personali e file musicali di ogni genere e forma (anzi, trattandosi di internet, il termine “formato” è sicuramente più adatto). Ieri, per esempio, Corriere.it ha pubblicato la notizia della nascita di un nuovo servizio, creato e promosso da Aol, che permetterebbe agli utenti di tutto il mondo di condividere materiale digitale: si chiama Bluestring, ci si può accedere solo dopo essere divenuto membro del portale (quindi compilando il classico form con tutti i dati anagrafici necessari) e consente ad ogni iscritto di riordinare online tutto il contenuto del proprio hard disk, dagli autoscatti alle foto degli amici, dall’elenco degli mp3 preferiti ai video amatoriali delle vacanze.
Sebbene sia stato presentato alla stampa come un servizio completamente nuovo, Bluestring non è altro che un’applicazione, tra l’altro piuttosto intuitiva, che permette di ridurre ad un solo account gratuito, da 5 giga di memoria, tutto il materiale eventualmente archiviato, separatamente, su concorrenti come Flickr, YouTube, Badoo e tanti altri.
Il fatto che continua a seminare perplessità tra i blogger (probabilmente tra quelli più anziani ed esperti) è il motivo per il quale questa tipologia di sito web, naturalmente di fenomenale successo, possa vendersi all’utente della rete come un servizio non solo necessario, ma addirittura fondamentale per la sicurezza del proprio materiale digitale. Per citare un esempio, il neonato Bluestring, attira nuove iscrizioni con il motto “preserve and share your memories in a whole new way” (trad. “conserva e condividi i tuoi ricordi in un modo completamente nuovo”), dove il verbo “preserve” assume un’accezione strettamente protettiva, come se la rete fosse indiscutibilmente il luogo più sicuro dove conservare il proprio passato.
La realtà sembra però essere un pochino diversa da quella auspicata dal sito di Aol: a garantirlo è la californiana Symantec, azienda impegnata contro le minacce da virus informatico, che pochi giorni fa ha lanciato l’allarme, a livello mondiale, per la sicurezza generale del Web 2.0, della cui famiglia fanno parte anche i nomi finora citati di portali file-sharing. Marco Riboli, country manager della sezione italiana di Symantec, dopo aver illustrato le più comuni trappole informatiche moderne, ha tentato di rassicurare l’opinione pubblica ricordando che la società per cui lavora avrebbe dislocato ben 40 mila “siti civetta” per monitorare tutti i possibili attacchi da parte di hacker professionisti. Questo episodio potrebbe in effetti bastare a screditare la presunta sicurezza di cui godono certi ambienti online.
Un altro caso interessante, a proposito delle polemiche intorno all’era della condivisione, è quello, forse ancora più ampio, dei blog che, attraverso siti web noti come MySpace e Splinder diventano veri e propri avamposti per l’informazione facile: lo spot del sito Badoo recita “Now you’re like a reporter” (trad. “adesso sei come un giornalista”), quando le pubblicazioni più interessanti sono raccolte di diari o commenti estemporanei di articoli pubblicati da fonti più o meno ufficiali, ma condivise con milioni di utenti. L’idea dovrebbe essere quella di rendere tutti protagonisti e, allo stesso tempo, artisti, in un mondo, quello virtuale, dove tutti possono avere una chance per apparire di fronte al pianeta intero.
Sicurezza (anche anagrafica) e presunta notorietà sono due degli aspetti alla base delle controversie sull’efficienza e l’originalità del Web 2.0, ambiente dove, il meccanismo “drag and drop” (trad. “trascina e lascia cadere”) è capace di mettere tutti al centro dell’attenzione, in pochi secondi, in un mondo sconosciuto, per gran parte, agli stessi utenti della rete.
Per quanto riguarda Bluestring, la società Aol sembra soddisfatta del successo ottenuto e in costante crescita (come del resto succede per tutte le altre aziende del settore), un risultato che presto diventerà moda, formando e nutrendo altri piccoli protagonisti di un web, purtroppo non del tutto sicuro. (Marco Menoncello per NL)

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