L’abbiamo recentemente visto dare l’addio ai suoi fan, in versione “nerd cibernetico” – occhiali e maglioncino – in compagnia del chitarrista Saul Hudson (in arte Slash), con il quale ha simulato un atipico duetto. Ma Bill Gates (foto), in realtà, non ha intenzione di abbandonare i suoi sostenitori, al contrario ha scelto di cambiare campo d’azione e impegnarsi in una meritevole crociata pro informazione. Volato in Germania per incontrare la cancelliera Merkel, il genio di Redmond – questa volta in giacca e cravatta blu – ha riconfermato il suo nuovo progetto: investire circa 235 milioni in cinque anni, con l’obiettivo di realizzare programmi educativi alternativi (e gratuiti; nota non di poco conto). Così nel 2015, come auspica zio Bill, un miliardo di quei cinque circa di popolazione senza accesso alle tecnologie, potranno diventare sufficientemente informatizzati. Naturalmente, raggiunto quel traguardo, il progetto continuerebbe la sua opera di diffusione dei mezzi tecnologici di base, da seminare in particolare nelle scuole perché, come annuncia Gates nel suddetto incontro con la Merkel, “Microsoft crede che l’educazione sia la pietra miliare di ogni opportunità”. Una sorta di comandamento assolutamente sposato dalla cancelleria tedesca, che nel corso della conferenza stampa si è più volte dichiarata a favore del progresso digitale, nonostante abbia altrettanto ammesso la sua difficoltà nel comprendere l’entità di questa, non più presunta, rivoluzione. Sul finire dell’incontro i due interlocutori hanno ventilato un emblematico appello, suggerendo le future sorti informatiche delle amministrazioni pubbliche, progresso necessario per non frenare quello esistente. L’anima benefica di Gates continua la sua “evangelizzazione”: non dimentichiamo inoltre che, recentemente, Microsoft con la società Dell e il cantante Bono Vox (leader della band U2), ha lanciato anche il “pc solidale”, un particolare laptop, la cui vendita andrà a finanziare (nella misura di 50 dollari per articolo venduto) la lotta all’Aids in Africa. (Marco Menoncello)