Berlusconi diserta Matrix in cambio dell’assicurazione sulla mancata pubblicazione delle presunte sexy intercettazioni?

Tutto può essere. Ma la dietrologia di queste ore non ci convince. Più probabile, infatti, che il dietrofront sia stato calcolato dall’inizio, attraverso un’abile strategia integrata in tante piccole mosse


Chi ha più da perdere nello scontro tra poteri istituzionali è probabilmente, in questo momento, la magistratura. Con una fiducia del cittadino in continuo scadimento ed un’opposizione allo sbando, a fronte invece di una buona tenuta di Berlusconi (tanto che se si andasse a nuove elezioni l’attuale premier ne uscirebbe quasi certamente vincitore con una prevalenza numerica ancora più pesante di quella della primavera scorsa), la lotta si sta facendo più impervia del previsto. Surriscaldata da un regime fuorigiri che ne sta logorando le valvole, la magistratura con velleità di controgoverno ombra sta infine comprendendo che il presidente del Consiglio attuale non è quello politicamente debilitato di un tempo, facilmente stordibile, ma una controparte che sta mettendo a reddito il forte consenso di cui gode e che paradossalmente trae giovamento proprio dagli attacchi più forti. In queste ore, su Internet, gira la voce che Berlusconi avrebbe barattato la sua presenza a Matrix con l’assicurazione della non pubblicazione delle presunte sexy intercettazioni. Ipotesi che non ci convince. Più probabile, invece, che Berlusconi abbia voluto far tremare opposizione e magistratura minacciando una presenza in video particolarmente aggressiva e suggestiva, che avrebbe verosimilmente insidiato sia un’opposizione acefala e a rischio di implosione che le toghe politiche che nella spasmodica ossessione di dimostrare la loro influenza stanno vacillando (purtroppo rischiando di trascinare nella catastrofe anche i tanti bravi magistrati che rivestono con equità e riservatezza il proprio delicato ruolo). La sensazione è che i nemici del Caimano stiano cadendo, con imprevista semplicità, nell’astuto calappio. Un classico delle strategie belliche: portare i nemici ben oltre trincea, simulando una ritirata, per poi sferrare un attacco a tergo. La magistratura politicizzata è già ben oltre l’argine: il richiamo da parte del presidente Napolitano al CSM alla continenza ha avuto l’effetto di uno strattone per i fini giuristi che lo compongono. Anche uno studente al primo anno di giurisprudenza sa, infatti, che il CSM è l’organo di autogoverno dei magistrati al quale spettano, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati e non certamente attività surrogatorie della Corte Costituzionale o il ruolo di terza camera. Essere stati richiamati dal proprio presidente attraverso ovvietà giuridiche si è palesato per quello che era: un ordine a tornare nei ranghi. Deve essere stato, quindi, per i giureconsulti, un brusco risveglio, reso ancora più acre dalla presa di coscienza di aver rafforzato con la propria mossa la posizione del governo agli occhi dei cittadini, già storditi dalla sciagurata guerra tra poteri in corso. E ancora i cittadini paiono ormai scocciati dall’accanimento senza tregua della magistratura requirente nei confronti di Berlusconi, con l’effetto di averne irrobustito ulteriormente posizione ed immagine. Sul fronte dell’opposizione c’è poco da scrivere: checché ne dica Di Pietro (che non pare affatto essere in grado di succedere a Veltroni, nonostante quest’ultimo sia ormai il fantasma del leader di pochi mesi fa) Berlusconi sta comunque governando e conseguendo consensi anche all’estero, mentre i suoi avversari politici sono tornati alle divisioni letali del governo Prodi. Un preciso disegno che sembrerebbe delinearsi e di cui l’annuncio della partecipazione a Matrix con un forse già pianificato annullamento potrebbe essere stato un formidabile coup de théâtre.

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