Con un atto di citazione dello scorso 24 agosto, Berlusconi ha promosso una causa contro il Gruppo L’Espresso per diffamazione, richiedendo un risarcimento danni di 1 milione di euro per le 10 domande pubblicate su La Repubblica il 26 giugno e per un articolo comparso sullo stesso giornale il 6 agosto a firma di Giampiero Martinotti.
E’ lo stesso quotidiano diretto da Ezio Mauro a renderlo noto oggi con un articolo dal titolo "Berlusconi va dai giudici e fa causa alle 10 domande”. Il premier si è scagliato in particolare contro il pezzo (“Berlusconi ormai ricattabile media stranieri ancora all’attacco: Nouvel Observateur teme infiltrazioni della mafia russa”) nel quale l’autore, Martinotti, riportava le opinioni sul Presidente del Consiglio espresse da giornali stranieri, come il francese Nouvel Observateur, nonché sulle 10 domande di Giuseppe D’Avanzo a lui rivolte e relative al caso Noemi ed alle prostitute che, secondo le indagini, sarebbero state condotte nelle sue residenze. Secondo i legali di Berlusconi, infatti, queste domande, pubblicate "per più di sessanta giorni” sarebbero, oltre che “retoriche” in quanto “non mirano ad ottenere una risposta del destinatario, ma sono volte a insinuare nel lettore l’idea che la persona "interrogata" si rifiuti di rispondere", anche e soprattutto “palesemente diffamatorie” perchè “il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti”. In merito poi al pezzo di Martinotti, nel quale si riportava tra l’altro l’ipotesi avanzata dal Nouvel Observateur di un’infiltrazione della mafia russa al vertice del nostro Stato, Berlusconi ha sottolineato come Repubblica, “con l’espediente di riportare il contenuto del settimanale francese ha pubblicato ancora una volta – nel quadro della ben nota polemica di questi ultimi mesi – notizie non veritiere, riportando circostanze che in alcun modo corrispondono alla situazione di fatto e di diritto realmente esistente”. All’attacco giudiziario del premierha prontamente reagito, “con la penna”, il direttore responsabile Ezio Mauro, chiamato a comparire al Tribunale di Roma insieme a Martinotti ed al Gruppo L’Espresso. Come si legge nell’editoriale dal titolo "Insabbiare”, secondo Mauro “Non potendo rispondere, se non con la menzogna, Silvio Berlusconi ha deciso di portare in tribunale le dieci domande di Repubblica, insabbiando così – almeno in Italia – la pubblica vergogna di comportamenti privati che sono al centro di uno scandalo internazionale e lo perseguitano politicamente. È la prima volta, nella memoria di un Paese libero, che un uomo politico fa causa alle domande che gli vengono rivolte”. Non sono mancate reazioni anche dal mondo politico. Alle critiche mosse da Pier Luigi Bersani all’iniziativa legale di Berlusconi, che ha definito “inaccettabile e dieci volte sconsiderata”, ha risposto Daniele Capezzone, portavoce del Popolo della Libertà, il quale in una nota si è chiesto se forse “(…) Bersani vuole unirsi a una campagna di aggressione personale, dimenticando il positivo impegno di fare opposizione in modo costruttivo e sui contenuti?”. Adesso la parola passerà ai giudici, i quali dovranno valutare se riconoscere il risarcimento preteso da Berlusconi, il quale ha anche richiesto una somma da stabilire “a titolo di riparazione”. (D.A. per NL)
E’ lo stesso quotidiano diretto da Ezio Mauro a renderlo noto oggi con un articolo dal titolo "Berlusconi va dai giudici e fa causa alle 10 domande”. Il premier si è scagliato in particolare contro il pezzo (“Berlusconi ormai ricattabile media stranieri ancora all’attacco: Nouvel Observateur teme infiltrazioni della mafia russa”) nel quale l’autore, Martinotti, riportava le opinioni sul Presidente del Consiglio espresse da giornali stranieri, come il francese Nouvel Observateur, nonché sulle 10 domande di Giuseppe D’Avanzo a lui rivolte e relative al caso Noemi ed alle prostitute che, secondo le indagini, sarebbero state condotte nelle sue residenze. Secondo i legali di Berlusconi, infatti, queste domande, pubblicate "per più di sessanta giorni” sarebbero, oltre che “retoriche” in quanto “non mirano ad ottenere una risposta del destinatario, ma sono volte a insinuare nel lettore l’idea che la persona "interrogata" si rifiuti di rispondere", anche e soprattutto “palesemente diffamatorie” perchè “il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti”. In merito poi al pezzo di Martinotti, nel quale si riportava tra l’altro l’ipotesi avanzata dal Nouvel Observateur di un’infiltrazione della mafia russa al vertice del nostro Stato, Berlusconi ha sottolineato come Repubblica, “con l’espediente di riportare il contenuto del settimanale francese ha pubblicato ancora una volta – nel quadro della ben nota polemica di questi ultimi mesi – notizie non veritiere, riportando circostanze che in alcun modo corrispondono alla situazione di fatto e di diritto realmente esistente”. All’attacco giudiziario del premierha prontamente reagito, “con la penna”, il direttore responsabile Ezio Mauro, chiamato a comparire al Tribunale di Roma insieme a Martinotti ed al Gruppo L’Espresso. Come si legge nell’editoriale dal titolo "Insabbiare”, secondo Mauro “Non potendo rispondere, se non con la menzogna, Silvio Berlusconi ha deciso di portare in tribunale le dieci domande di Repubblica, insabbiando così – almeno in Italia – la pubblica vergogna di comportamenti privati che sono al centro di uno scandalo internazionale e lo perseguitano politicamente. È la prima volta, nella memoria di un Paese libero, che un uomo politico fa causa alle domande che gli vengono rivolte”. Non sono mancate reazioni anche dal mondo politico. Alle critiche mosse da Pier Luigi Bersani all’iniziativa legale di Berlusconi, che ha definito “inaccettabile e dieci volte sconsiderata”, ha risposto Daniele Capezzone, portavoce del Popolo della Libertà, il quale in una nota si è chiesto se forse “(…) Bersani vuole unirsi a una campagna di aggressione personale, dimenticando il positivo impegno di fare opposizione in modo costruttivo e sui contenuti?”. Adesso la parola passerà ai giudici, i quali dovranno valutare se riconoscere il risarcimento preteso da Berlusconi, il quale ha anche richiesto una somma da stabilire “a titolo di riparazione”. (D.A. per NL)