“Avete le pezze al culo…in America sareste già in galera”. Inizia così l’infuocata arringa del comico genovese Beppe Grillo (foto), intervento (come annunciato da mesi sul suo blog) all’assemblea-fiume (durata oltre 12 ore) degli azionisti Telecom, insieme a tanta gente comune (anch’essi piccolissimi azionisti della società) che egli stesso aveva invitato come forma di provocazione nei confronti dei dirigenti, cui il comico addebita di gestire la società con quote azionarie minime. In particolare, il manager cui Grillo ha fatto riferimento (e delle cui gesta parla in modo poco gratificante da anni) è Marco Tronchetti Provera, assente dalla riunione a causa malattia (assenza notificata con avviso) ed attaccato dal comico con frecciate continue: “…qui il mondo si è rovesciato…Tronchetti che manda un avviso invece di riceverlo”. Il suo discorso è durato circa venti minuti. Venti minuti di accuse documentate, tra le acclamazioni dei piccoli azionisti da lui convocati ed il gelo dei grandi manager, restati ad ascoltarlo più o meno in silenzio. Grillo ha parlato dello scandalo intercettazioni illegali che ha coinvolto i vertici dell’azienda, autodichiaratisi del tutto all’oscuro rispetto a tale vicenda. “Supponiamo che la dirigenza non ne sapesse nulla – ha aggredito Grillo – Tutto può essere. Però, dopo una prova di incapacità manageriale di questo livello, il gruppo dirigente doveva essere cacciato, o dimettersi, come si usava una volta, e non farsi più vedere. Ma è ancora qui, perchè è ancora qui? Forse ci sono dei dossier sparsi per il mondo sui nostri politici? O forse perchè il deus ex machina Tronchetti era sia presidente, sia azionista di controllo della stessa società e non poteva licenziare sé stesso? Un personaggio che dispone della più grande azienda del Paese con lo 0,11 per cento delle azioni”. Poi è toccato alla contestata scarsa efficienza della Consob, agli azionisti di riferimento che, dopo la privatizzazione. “Hanno spogliato la società di miliardi di euro di ricavi, di decine di migliaia di posti di lavoro e hanno trasferito nelle scatole cinesi gran parte dei suoi profitti attraverso i dividendi”, ha inveito l’artista genovese. Insomma, ne ha avute davvero per tutti il comico-predicatore che poco meno di due anni or sono, a chi lo implorava di candidarsi alle primarie dell’Unione, rispose laconicamente: “non mi candido, altrimenti le vinco sul serio”. Infine, ha annunciato la sua ferma intenzione di farsi concedere dalla Consob la delega per la rappresentanza dei piccoli azionisti, di modo da tornare lì a Rozzano, per la prossima assemblea, in qualità di rappresentante autorizzato, e non per una semplice sensibilizzazione nel suo tipico stile urlato. Il suo intervento, poi, si è chiuso con un invito diretto nei confronti dei manager: “Vorrei chiudere questo intervento con un appello alla dignità della direzione di Telecom Italia: si dimetta, è il miglior servizio che può fare all’azienda e al Paese”.
Dopo l’intervento di Beppe Grillo, ha preso la parola Carlo Buora, vicepresidente esecutivo di Telecom, il quale, invece, si è dichiarato soddisfatto per le condizioni della società, la quale, a suo dire, gode di un ottimo stato di salute ed “è strutturalmente sana”. “Inoltre” – ha aggiunto Buora – “dovrei aggiungere che è una azienda robusta capace come è stata l’anno scorso di resistere ai fortissimo contraccolpo dei continui cambi al vertice e delle inchieste giudiziarie”. E, infine, “questa società è tutto fuorché un malato da risanare”. Nel tardo pomeriggio, poi, la doccia fredda: AT&T, la cordata americana interessata all’acquisto, si ritira ufficialmente dalla corsa. Una brutta notizia per la dirigenza, che rende ancora più complessa la soluzione della vicenda che sta tenendo con il fiato sospeso l’Italia. (Giuseppe Colucci per NL)