Par condicio sì, par condicio no. Le elezioni amministrative del 28 e 29 marzo s’avvicinano e, come sempre accade, nel dizionario del politichese si va a ripescare questa parolina, la si butta nel discorso politico e si crea la solita bagarre.
La par condicio, tanto cara al centro sinistra, che la utilizza come arma spuntata per difendersi – dicono – da Berlusconi, a volte – come in questo caso – le si ritorce addosso come un boomerang. Ma si sa, la sinistra ai boomerang c’è più che abituata. Questa volta a tirarla fuori è stato Marco Beltrandi, parlamentare radicale, eletto nelle liste del Pd e che del centro sinistra è divenuto, nelle ultime ore, il nuovo “figlio ingrato”. È lui, infatti, il relatore del regolamento, approvato a maggioranza in fretta e furia dalla Commissione di Vigilanza Rai, che tanto ha fatto arrabbiare il suo (per modo di dire) partito ed i conduttori Rai colpiti dallo strale. Primo tra tutti, Michele Santoro. Già, proprio Annozero, infatti, assieme a Porta a Porta e Ballarò, sono i destinatari di questo nuovo diktat che, nei 30 giorni precedenti la due giorni elettorale, impone categoricamente alle trasmissioni d’intrattenimento politico (i cosiddetti infotainment) il rispetto delle restrittive leggi della par condicio: niente politici se non per tribune politiche o duelli televisivi “all’americana”. Altrimenti, tutti in vacanza pagata per un mese. Se Floris e Vespa sembrano non aver battuto ciglio, accettando supinamente il regolamento, Santoro, il solito guastafeste, ha avuto parole molto pesanti nei confronti della Commissione di Vigilanza, rea a suo dire di favorire esplicitamente la concorrenza. In un’intervista a Repubblica, infatti, il conduttore ha dichiarato trattarsi di un “abuso di potere, che non ha alcun fondamento legale”. “E’ una sospensione del servizio pubblico Una Commissione, che dovrebbe dare degli indirizzi, non si può trasformare in un superpotere che dice in che modo fare le trasmissioni, con quale parterre di ospiti, magari indicando gli argomenti. La Costituzione prevede la libertà di espressione, non si può ledere l’autonomia dei giornalisti. La Vigilanza sta violando questi principi. E purtroppo rilevo la passività dell’editore Rai, che rischia di diventare leggendaria. Riemerge il fantasma del conflitto di interesse”. Ma la sinistra, un tempo, non usava la par condicio come strumento per combatterlo il conflitto d’interessi? Effettivamente l’utilizzo che della par condicio è stato fatto pare più che altro un’arma spuntata. “Chi si avvantaggerà ella chiusura in periodo preelettorale di Ballarò, In 1/2 ora e Annozero? – tuona ancora Santoro – E’ evidente: la concorrenza, che peraltro è in affanno negli ascolti, nelle reti complementari Retequattro e Italia I. Io credo che si possa parlare di conflitto di interessi”. Dopo la sfuriata di Michele Santoro su Repubblica, Beltrandi non gliele ha mandate certo a dire e giovedì, dai microfoni di Radio Radicale ha annunciato: “Con ogni probabilità querelerò Michele Santoro. Ieri ha parlato di abuso di potere, illegalità e violazione della Costituzione. Lo chiameremo in giudizio a dimostrare dove sarebbero state violate leggi, costituzioni e addirittura compiuto un reato come l’abuso di potere, dovrà spiegarcelo in tribunale”. Ovviamente, inimicatosi Santoro, Beltrandi è diventato, forse anche senza volerlo, l’idolo indiscusso del Giornale di Feltri. E proprio a quella testata, venerdì, ha concesso un’intervista in cui è tornato sulla questione. “Si figuri – ha detto – se i Radicali vogliono chiudere certe trasmissioni. Ma neanche per sogno.Ho il sospetto che certi giornalisti invochino il bavaglio perché non sono all’altezza”. Prima stangata. “Li voglio vedere fare confronti all’americana. È troppo comodo fare tutto quello che si vuole, senza regole, invitando sempre le stesse persone. C’è qualcuno che non vuole rinunciare al proprio arbitrio assoluto, assoluto ripeto, perché ha paura di non essere all’altezza”. Seconda stangata. Insomma, Beltrandi e Santoro si son resi pan per focaccia. C’è da giurarci che nelle prossime ore la diatriba continuerà e si infiammerà nella settimana a ridosso della fatidica deadline dei 30 giorni pre-elettorali. Santoro probabilmente non si darà per vinto e se la vedrà con i vertici aziendali – oramai praticamente tutti in quota centro-destra – che di certo non lo amano. In conclusione, dopo tanto veleno vediamo di cosa si tratta realmente la proposta di Beltrandi, approvata dalla Commissione di Vigilanza. In sostanza, i talk show potranno organizzare i faccia a faccia tra i candidati Presidenti di Regione; i confronti tra i partiti; le interviste dei leader. L’unica cosa vietata è favorire un partito (invitandolo più volte di altri) o un candidato (organizzando una puntata solo per lui). Se ne dispiacerà Vespa. Il regolamento, però, regola esclusivamente i programmi del servizio pubblico Rai, lasciando – per il momento – carta bianca a Mediaset. Beltrandi ha detto che un regolamento ad hoc dovrà senza dubbio essere stilato anche per la concorrenza. Attendiamo. (L.B. per NL)