L’offerta televisiva diventa ogni giorno più vasta. Il telespettatore moderno, sempre seduto sul divano e dotato di telecomando, ma con lo sguardo rivolto ad un televisore a LED connesso ad internet, impara a gestire i nuovi apparati, non del tutto consapevole delle chance offerte dal prodotto che ha acquistato.
Alcuni, più bravi di altri (una percentuale ancora limitata), migra dall’analogico (dove ancora si riceve), al digitale; dal satellite, al web e spesso rimane confuso. In altri casi, più rari, trova quello che vuole vedere e ci rimane sintonizzato fino a quando non dovesse perdere la curiosità per quel programma. Allora cambia canale e ricomincia tutto daccapo. Il punto, oggi, è che lo zapping tradizionale (quello attraverso cui, fino a qualche anno fa, si arrivava a sbirciare oltre 30 canali, in meno di un minuto) non esiste più. Ne esiste un fratello minore molto più complicato, che obbliga l’utente (ex telespettatore) a “switchare” da una piattaforma all’altra, passando dalla serie tv della Fox, al tg della Rai; dal video di YouTube, alla prima pagina del Corriere della Sera. E la cosa ancora più interessante è che il numero di programmi o contenuti disponibili sulle diverse “televisioni” è, probabilmente, di gran lunga maggiore a quello che un italiano qualunque potrebbe vedere anche rimanendo sintonizzato per un mese intero (senza più andare al lavoro o alzarsi dal divano per uno snack). Qui entra in scena Bee Tv, l’ape al servizio dell’utente, che ronza da un canale all’altro, nonché dall’una all’altra piattaforma, allo scopo di supportare la scelta dei contenuti del proprio palinsesto, senza “perdere tempo”. Perché il palinsesto – almeno quello – non è ancora dato per spacciato, ma bisogna naturalmente aggiornarne la definizione: non è più solo il “prospetto delle trasmissioni radiotelevisive programmate da una certa rete per un dato periodo, con riferimento alle rispettive fasce orarie” (Garzanti), ma anche l’elenco di contenuti scelti dall’utente e visualizzabili in qualunque momento della giornata da – più o meno – qualunque dispositivo connesso alla rete o dotato di decoder satellitare o per il DTT. Insomma, considerata la versatilità dei televisori di nuova generazione, Bee agisce aiutando l’utente a scegliere cosa seguire e, sul modello di collaborative filtering di YouTube, suggerisce contenuti con temi analoghi a quello in onda, con il fine ultimo di consentire a chiunque di creare il proprio palinsesto digitale, registrare i propri programmi preferiti e non perdere più nessuna puntata delle serie tv di successo. Niente di sostanzialmente nuovo forse (molte di queste funzionalità le troviamo anche nei decoder Sky o in tutti quegli apparecchi esterni che comunque consentono la connessione al web), ad esclusione della possibilità di effettuare la ricerca combinata tra palinsesti di piattaforme diverse. Qualcosa di simile sembra che si potrà fare con il Google Tv, l’apparecchio nato dal recente matrimonio con Sony e che dovrebbe colorare di tecnologia già il prossimo Natale. Qualunque siano i prodotti in arrivo sul mercato digitale, Bee intuisce, come pochi altri (Drivecast è sicuramente tra questi) la necessità di concentrarsi sull’utente, permettendogli la costruzione di un proprio personale palinsesto e garantendogli un’esperienza di fruizione interamente legata alla sua quotidianità e alla sua mobilità. Senza mai dimenticare la fedeltà di telecomando e divano, dominati, d’ora in poi, da un televisore ultrapiatto sempre sincronizzato ai diversi device connessi al web. (M.M. per NL)