Banda larga, finisce l’era del download selvaggio?

L’operatore statunitense Comcast pone un tetto di traffico mensile a tutti i suoi utenti per limitare i danni provocati dal p2p. Gli internauti manifestano il loro disappunto: “è la fine dell’internet come lo conosciamo”


A forza di tirare la corda, prima o poi si spezza. Non c’è proverbio migliore per spiegare l’eccessivo utilizzo della rete da parte degli utenti che sfruttano tecnologie peer-to-peer. Ma come il detto ricorda, c’è un limite a tutto. Anche alla banda larga. Succede così che Comcast, uno dei maggiori operatori di telecomunicazioni statunitense, determinato a trovare una soluzione che consenta di limitare drasticamente l’uso improprio e massiccio del p2p, ha scelto di porre un tetto al download di ogni utente flat. Il traffico internet non dovrà sorpassare i 250 Gb (Gigabyte) al mese. E nel momento in cui si dovessero scaricare file e contenuti oltre la soglia consentita, Comcast avviserà l’abbonato che, qualora non rientrasse nei limiti di download imposti dall’operatore, potrebbe perdere il privilegio della connessione ad internet. La società di telecomunicazioni americana fa notare che il provvedimento riguarderà solo quella piccola, ma insidiosa fetta di utenti, che eccede nell’utilizzo di software peer-to-peer, limitando le potenzialità della banda larga al resto degli abbonati che abitualmente utilizza la rete in modo più leggero. Come spiega VisionPost.it, il tetto di 250 Gb consente comunque di scaricare 50 milioni di e-mail, 62mila e 500 canzoni da 4 Mb, 125 film da 2 Gb ciascuno. Si tratterebbe dunque di quantità decisamente abbondanti per chiunque voglio utilizzare il web anche solo per divertimento. Il problema non si pone: l’eccesso del p2p condiziona le potenzialità della rete; l’operatore sceglie di agire in modo forse repressivo, ma giustificato dalla speranza di garantire ad ogni abbonato servizi equivalenti. Il problema nasce solo approfondendo la questione e ragionando sulla prima conseguenza di un comportamento simile. Già lo scorso anno infatti, in Texas, Time Warner aveva sperimentato soluzioni analoghe, costringendo l’utente finale a pagare un sovrapprezzo di un dollaro per ogni Gigabyte scaricato oltre il tetto consentito. Il comportamento degli operatori è stato pesantemente giudicato dal popolo della rete che, manifestando totale disappunto per la questione, sarebbero già corsi ai ripari con frasi catastrofiche come “è la fine dell’internet (libero) come lo conosciamo”. Tra le preoccupazioni più fondate ci sarebbe quella secondo cui internet potrebbe tornare all’epoca del dial up (il vecchio modem che si connetteva alla linea 56k, attraverso tradizionale numero telefonico), facendo pagare per avere servizi on demand o comunque esclusivi (pensiamo alla diffusione di video ad alta definizione – qualitativamente paragonabili a quelli archiviati su Vimeo.com – per i quali il tetto di 250 Gb sarebbe decisamente restrittivo). Indubbiamente l’eccessiva diffusione del p2p non può che trovare risposte oppressive. La speranza è quella che tali risposte non siano strategicamente studiate per pianificare le soluzioni auspicate dagli internauti e che internet rimanga libero. E soprattutto, bisogna augurarsi che quanto applicherà Comcast alle sue connessioni con tariffe flat, non diventi davvero un irreversibile scelta di mercato per diffondere servizi on demand sul web. (Marco Menoncello per NL)

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