Essere prudenti è da sempre riconosciuto come il primo comandamento per chi naviga in internet. Quest’arma a doppio taglio alla quale ormai dedichiamo moltissime ore del nostro tempo, sia esso libero o lavorativo, riserva sempre più insidie, sempre più ostacoli, dai quali è necessario, se non fondamentale, imparare a difendersi. Tutelare le proprie generalità – più in generale la propria privacy – è una questione all’ordine del giorno, proprio a causa delle migliaia di frodi che mietono vittime tra gli internauti più o meno informatizzati (è difficile, forse impossibile in questo caso, escludere anche i più esperti). Del resto i vantaggi di rimanere anonimi nel mastodontico mondo di internet non sono certo pochi, tanto meno indifferenti. Se per un attimo non consideriamo i naturali benefici che chiunque di noi acquisti online con carta di credito potrebbe ottenere, è possibile individuare una serie di problemi legati all’abuso del web, ormai da considerare, purtroppo per noi, di ordinaria amministrazione. L’esempio più eclatante arriva sicuramente dai siti di social network, tanto vasti quanto popolosi e commercialmente proficui (non a caso anche Murdoch si è comprato il suo, ndr). Questa tipologia di portali contengono una quantità indefinita di informazioni sui propri iscritti, abitualmente considerati l’anello più debole tra i fruitori della rete: ragazzini, per la maggiorparte minorenni, spesso a rischio per cause quali furto, appropriazione indebita dei propri dati e delle proprie foto, pedofilia e così di seguito. La figura di un certificatore d’identità – un business, tra l’altro, da suggerire ai lettori più intraprendenti – diventa utile e indispensabile per eliminare la paura di essere sempre a rischio, qualunque sia l’operazione nella quale ci si trova impegnati sul web. Sapere di poter acquistare online senza che qualche furfante svuoti il nostro conto; vedere figli e ragazzini chattare con persone che per iscriversi alla stessa community abbiano dovuto superare un qualunque test che ne certifichi l’identità; scrivere commenti negativi, se pur nel pieno rispetto dei propri interlocutori, senza vivere nell’ansia di essere inseguiti da qualche cattivo informatico nel gregge di indirizzi ip: questi sarebbero i doveri del fantomatico “certificatore” informatico, una figura professionale di importanza strategica e necessariamente garantita (tanto per essere ridondanti). Si aggiunga però che, l’attenzione sempre più meticolosa da parte dei naviganti rimane un aspetto indispensabile: custodire la privacy è un diritto; usare internet con consapevolezza è un dovere, spesso – e lo si ripete in continuazione – non rispettato. Citiamo un esempio: il browser che usiamo per navigare ricorda i nostri dati ad ogni visita? E se, per puro caso, dimenticassimo il numero del nostro conto corrente? Talvolta basta modificare le opzioni del programma in uso, prima di abbandonarlo. E’ garantito che la laurea in questo non serve, è sufficiente un piccola dose di buona volontà. A buon intenditore…(Marco Menoncello per NL)