Il bando per l’assegnazione del canale coordinato a livello internazionale UHF 58 nella Regione Marche è andato buco.
L’unico partecipante non aveva i requisiti per farlo e quindi la risorsa è rimasta in pancia allo Stato, che l’ha rimessa a gara (beauty contest, quindi senza esborso per l’assegnatario). La questione fa il paio con quella del dividendo interno, altra competizione andata pressoché deserta (partecipò solo Cairo, ma lì va detto che l’assegnazione era a titolo oneroso). Se si pensa a come gli operatori si sono scannati dal 1975 al 2010 per ottenere un’esposizione non ionizzante anche scassa, vien da dire che si è proprio chiusa un’epoca. Tuttavia, se per quanto riguarda la radio il crollo del 75% dei valori degli impianti FM rispetto al 2008 (massimo storico di un trading che aveva completamente perso il contatto con la realtà economica) ha ravvivato il mercato (ma si tratta degli ultimi spasmi), il disinteresse per i diritti d’uso tv a ufo è dimostrativo che l’attività di network provider è ormai considerata poco allettante, probabilmente per via dell’imminente avvio del DVBT-2 che moltiplicherà la capacità trasmissiva (già in gran parte invenduta) e dello sviluppo delle soluzioni IP. Al contrario, si sta ravvivando il mercato dei contenuti di spessore, sia radio che tv. Segno che la stortura, tutta italiana, che vedeva gli asset frequenziali costituire il massimo valore (se non l’unico) degli asset delle imprese radiotelevisive si sta correggendo naturalmente. Senza l’intervento del legislatore.