Sta per chiudersi il 2010 e i membri del Consiglio di Audiradio non sono ancora giunti a un accordo circa la pubblicazione dei dati d’ascolto per il prossimo anno.
Quello appena trascorso è stato un vero e proprio esercizio infernale per l’organismo di rilevazione degli ascolti radiofonici italiani. Al centro del disastro, la nuova metodologia di raccolta dati: i tristemente celebri Diari, che all’inizio dell’anno in corso, tra lo scetticismo generale, erano andati a sostituire l’antico, anacronistico, ma collaudato (e soprattutto assodato) metodo delle interviste telefoniche Cati. I Diari erano stati un flop sin dall’inizio. Le ragioni degli oppositori del modello erano racchiuse nella mancanza di rappresentatività del campione generale degli ascoltatori radiofonici italiani (troppo spostato, secondo loro, sul pubblico maturo e femminile), cosa che si ripercuoteva inevitabilmente sui dati d’ascolto delle radio, molti dei quali differivano in maniera sostanziale dalle rilevazioni precedenti, lasciando più di qualche dubbio circa l’affidabilità degli stessi: le variazioni erano troppo significative e senza apparenti ragioni editoriali. Il problema era stato sollevato quasi subito da coloro che si vedevano penalizzati dal repentino cambiamento e la questione si era fatta via via sempre più intricata. Le emittenti che avevano tratto giovamento dai nuovi dati – tra cui RAI, le stazioni del gruppo L’Espresso, quella di Mondadori e de Il Sole 24 ore – non volevano sentir ragioni per un ritorno alla pubblicazione dei dati Cati (la metodologia ha continuato ad essere utilizzata, ma i dati non sono stati resi ufficiali né forniti agli investitori), mentre chi aveva subito cali d’ascolto sospetti – in particolare RDS, RTL 102.5 e Finelco – aveva iniziato la propria battaglia per il ritorno alle interviste telefoniche. In maggio, i vertici dell’organismo erano stati decapitati ed erano arrivati Vincenzo Vitelli alla presidenza e Pietro Varvello alla direzione generale. La situazione, però, restava incerta e in estate veniva presa la decisione di sospendere la pubblicazione dei dati d’ascolto e tenere le ultime rilevazioni Cati del 2009 come riferimento per gli investimenti pubblicitari. Alla ripresa delle attività, il 16 settembre era stato fissato il CdA che avrebbe dovuto trasportare Audiradio fuori dall’impasse. Il consiglio di amministrazione era stato preceduto dalla partenza di azioni di responsabilità, decise da Varvello, nei confronti di Doxa e Unicab, gli istituti di ricerca responsabili della costruzione del nuovo metodo dei Diari; alcune emittenti avevano addirittura tuonato che se non si fosse usciti dal cul de sac avrebbero valutato la possibilità di azioni legali di risarcimento danni nei loro confronti. Così, il CdA non aveva cavato un ragno dal buco e tra l’incertezza generale si era scivolati sino alla fine dell’anno. Alla chiusura di novembre, alla vigilia di un altro CdA che si annunciava infuocato, era saltata la testa del d.g. Varvello, nominato appena cinque mesi prima. Neanche quel consiglio, però, aveva sancito la parola fine sulla querelle: tornare a pubblicare i dati Cati oppure aspettare fino – per lo meno – alla fine del primo semestre 2011, quando probabilmente la metodologia dei Diari sarà perfezionata? Questa era ed è la domanda fondamentale. Il ritorno definitivo al Cati è un’ipotesi scartata in partenza, perché l’investimento ingente (e per certi versi fallimentare) operato dai componenti di Audiradio per la nuova metodologia altro non era, nelle loro previsioni, che un passo, un tassello, verso l’affermazione dello standard definitivo, quello (più tecnologico) con il meter, che nel 2012 avrebbe equiparato le rilevazioni radiofoniche a quelle televisive come completezza e attendibilità. Intanto, però, si continua a discutere ed è pure intervenuta l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha intimato all’organismo di ampliare la propria compagine sociale con l’incorporazione di soggetti portatori di interessi diffusi, in modo da garantire la “copertura” di tutte componenti del settore, prima di prendere una decisione definitiva. Tra le organizzazioni di categoria e Audiradio, però, non corre buon sangue, sin dall’ormai famoso “caso soglia” di poco meno di due anni fa, quando erano stati avanzati esposti proprio davanti all’Agcom contro la decisione di Audiradio che, alla vigilia dell’arrivo dei Diari, aveva deciso di far salire a 30 la soglia dei contatti minimi da raggiungere (nel giorno medio) – contro i 24 precedenti – per la pubblicazione dei dati riferiti alle emittenti. Cosa che avrebbe ulteriormente penalizzato le piccolissime realtà editoriali diffuse capillarmente in territori ristretti. L’anno sta per finire, quindi, ma una soluzione non sembra essere vicina. Gli interessi delle due “fazioni” che compongono l’ente di rilevazione fanno sì che non si giunga a un accordo e anche l’organo garante delle Comunicazioni non pare in grado di favorire l’uscita dal tunnel. Ora arrivano le vacanze e tutto verrà rimandato, ulteriormente, all’anno nuovo. Con buona pace di chi cerca di vendere spazi pubblicitari sul mercato con dati d’ascolto ormai giurassici. (G.M. per NL)