Audiradio lo conferma: l’FM è più viva che mai

Chi ha investito (bene) in modulazione di frequenza, a parità di qualità di prodotto editoriale, ha vinto


Non che avessimo bisogno di conferma, ma accertare attraverso la lettura dell’ultima indagine Audiradio che la radio non solo non mostra segni di cedimento nelle preferenze del pubblico (contrariamente ad un certo tipo di televisione), bensì addirittura continua a crescere nella fruizione, dà spunti per riflessioni anche di carattere tecnologico.
Ci si chiede spesso perché il medium radiofonico fatichi a digitalizzarsi, soprattutto nel nostro paese, peraltro anomalo sotto diversi profili rispetto ad altre nazioni.
Così, con la leggerezza tipica delle giornate del week-end, vogliamo scrivere cose che, una volta lette, sapranno magari di quello scontato che, proprio perché tale, non viene spesso valutato come invece meriterebbe (se lo si facesse, numerosi quesiti troverebbero risposte più immediate, senza doversi rifugiare in elucubrazioni mediatiche).
Si dice che il digitale radiofonico (DAB, non necessariamente Eureka 147) risolverebbe il problema delle interferenze.
Vero (forse), ma così dicendo ci si dimentica che non siamo più agli inizi del 1990: l’etere odierno è molto (ma molto) più pulito di quello di oltre 15 anni fa. E a mondarlo non ci ha pensato lo Stato, applicando gli inverosimili criteri pianificatori di Oscar Mammì (grande teorico poco pratico, cui comunque va il merito di aver segnato l’anno zero della radiotelevisione privata in Italia), ma i privati che con lunghi e dispendiosi interventi di razionalizzazione ed ottimizzazione delle risorse radioelettriche hanno potato selve di antenne, accorpando spesso decine di stecchi impianti in un unico rigoglioso megadiffusore in grado di ombreggiare un vasto parco su una medesima frequenza; hanno acquistato e dismesso impianti incompatibili con quello vagliato come principale, spesso combattendo duramente con l’ottusità di burocrati ministeriali, che anziché apprezzare lo sforzo imprenditoriale prodigato e stimolare chi svolgeva il lavoro che il loro dicastero avrebbe dovuto compiere (senza oneri per le emittenti), metteva loro continui bastoni tra le ruote, perché, si sa, negare è meno dispendioso che fare.
Così oggi, al di là di strumentali affermazioni di segno contrario, le principali stazioni in FM si sentono bene e quasi dovunque.
Si professa che il digitale radiofonico semplificherebbe la vita dell’ascoltatore, attraverso l’isofrequenza.
Vero (forse), ma, nell’attuale fase di autoregolamentazione della modulazione di frequenza, già l’rds funziona egregiamente e spesso l’ascoltatore di una rete nazionale, con tale funzione inserita nel ricevitore, non si accorge del cambio di frequenza. Quindi, cui prodest?
Si è spesso magnificato il suono del digitale radiofonico, come pari a quello di un cd.
E l’FM? Invero, il suono delle frequenze modulate, grazie all’incessante evoluzione tecnologica di sempre più potenti processori audio è, non raramente, più gradevole all’ascolto di quello di un cd!
Quanto alla “enorme” offerta garantita dal digitale, sempre ammesso che quella attuale non sia già sufficiente a soddisfare le esigenze del pubblico, poco d’altro si dovrebbe osservare, almeno per quanto riguarda il DAB-T Eureka 147, se non che le risorse frequenziali a disposizione non garantirebbero nemmeno la sopravvivenza delle emittenti attualmente ricevibili in FM…
Già oggi, del resto, c’è una significativa offerta per chi desidera ascoltare informazione non stop, così come, in ambito musicale, i palati sono sufficientemente soddisfatti dall’alternanza di segnali che diffondono grandi classici, new hits, lounge music, rock, ecc. Da un punto di vista di contenuti extramusicali, in FM le principali esigenze sono esaudite: dibattiti non stop, lavori parlamentari, intrattenimento easy, liturgie religiose, quiz, giochi e giornali radio, sono accessibili in qualsiasi momento, praticamente in qualsiasi posto.
D’altro canto, per gli ultratematici non è necessario occupare una (costosa e rara) frequenza FM: Internet ospita ormai da tempo migliaia di webradio dedicate ai più reconditi generi musicali, alle più remote ideologie od ai più disparati argomenti (esiste pure la radio per cani e gatti!), mentre le colonne musicali delle piattaforme satellitari televisive offrono una vasta scelta di selezioni audio raffinate, 24 ore su 24, con qualità Hi-Fi.
Come se non bastasse, le automobili vengono ormai vendute tutte con ricevitori (FM) preinstallati; circostanza che ha creato una relativa assuefazione nell’utenza: quanti sono ormai – audiofili esoterici a parte – quelli che smontano l’autoradio di serie per installarne una “su misura”? Fate una prova nella vostra cerchia di conoscenze, chiedendo non tanto il modello (creereste imbarazzo nell’interlocutore…), quanto la semplice marca dell’autoradio installata sulla vettura dell’interrogato: il risultato (percentualmente inchiodato ai primi numeri dopo lo zero) degli ignari vi aggiornerà sulla tendenza. Figurarsi quindi chi si prende la briga di installare un ricevitore DAB-T sul proprio nuovo acquisto automobilistico…
Per questi motivi non crediamo che il DAB (almeno nella consueta accezione) possa oggettivamente trovare positivo riscontro in un’utenza per la maggioranza già ampiamente soddisfatta del prodotto editoriale e tecnologico attualmente offerto.
A dispetto dei gufi che volevano la modulazione di frequenza desertificata già dai primi anni del nuovo millennio, essa si prepara quindi a vivere una splendida e lunga maturità.
Ma è pur vero che il progresso non si ferma: per questo, siamo certi, l’FM muterà d’abito, passando, senza traumi, con la calma che ne ha sempre contraddistinto la lunga e serena vita, dallo stile tecnologico classico a quello moderno.

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