In attesa dei nuovi dati Audiradio in un anno di difficilissima gestione della società di diritto privato riconosciuta come unico certificatore degli ascolti radiofonici italiani (pubblici e privati), si continuano a registrare critiche nei confronti dell’indagine.
Ultime in ordine di tempo sono quelle della Federazione Radio Televisioni (FRT) – soggetto che insieme ad un’altra associazione di emittenti locali, Aeranti-Corallo, dovrebbe presto entrare nel capitale della travagliata società a responsabilità limitata Audiradio – e di Alberto Hazan (patron del gruppo Finelco). Nel merito, FRT, pur dando atto che l’indagine Audiradio nel corso degli anni "ha rappresentato un forte volano per lo sviluppo della radiofonia" mette nuovamente il dito nella piaga a riguardo della recente diversificazione delle modalità di rilevazione: da una parte la storica formula "Cati" (i sondaggi telefonici), dall’altra la (nata vecchia) soluzione dei "Panel Diari" (la compilazione delle abitudini d’ascolto affidata ad un gruppo di selezionati amanuensi), foriera di fortissime tensioni tra i soci della società Audiradio e tra questa e gli iscritti all’indagine (anzi, alle indagini). "L’attuale assetto dell’indagine Cati è il frutto di un grosso lavoro di affinamento e perfezionamento durato vari anni attraverso anche notevoli polemiche e alcuni grossi contrasti", esordisce FRT in una nota, sicché risulterebbe "difficile poter introdurre ulteriori modifiche che siano qualitativamente valide per ulteriormente migliorare l’indagine, anche perché essa aveva raggiunto un accettabile equilibrio fra tutte le componenti del sistema radiofonico". E proprio il contrasto tra il metodo Cati e quello dei Diari (che i lettori di questo periodico hanno avuto modo di approfondire) ha, secondo FRT, creato "di fatto una divisione profonda tra la radiofonia locale e nazionale, allo scopo non troppo nascosto di spostare tutte le risorse di pubblicità nazionale verso una solo componente". "Era evidente – spiega la federazione – che questo modo di operare non poteva avere successo, sia per la metodologia di rilevazione adottata e sia perché non finalizzato alla crescita pubblicitaria generalizzata del mezzo nell’interesse di tutti". Così, mentre nel prossimo consiglio di amministrazione di Audiradio del 17 settembre (posticipazione dell’originaria convocazione del 6 settembre) dovrebbe essere formalizzata l’entrata della FRT nel capitale sociale dell’ente privato, il prossimo socio avverte "la necessità di partecipare al dibattito in corso, esprimendo alcune convinzioni, pur non conoscendo ancora il progetto definitivo dell’indagine 2011". "Riteniamo – continua l’ente associativo – che sia difficile far sopravvivere contemporaneamente le due indagini e che si debba valutare la possibilità di introdurre l’utilizzo di nuove tecnologie di rilevazione, riservando parte delle rilevanti somme necessarie per il panel diari ad una loro seria sperimentazione nel corso del 2011. Comunque le azioni da intraprendere debbono essere ben valutate e condivise senza creare divisioni o peggio assumere posizioni di forte rigidità". "Introdurre nuove metodologie, come è stato fatto, “con colpi di mano” – chiude FRT – non produce risultati ottimali a favore dello sviluppo generalizzato della radiofonia". Se l’auspicio del portatore di interessi diffusi è più facile ad enunciarsi che a concretarsi, molto più netto è il pensiero del presidente di Finelco (gruppo da 80 mln di fatturato a cui fanno riferimento le nazionali Radio 105, RMC e Virgin), Alberto Hazan, che in un’intervista pubblicata su Italia Oggi del 14/09 (pag. 19) è tornato a contestare (era stato l’apripista delle critiche ai metodi Audiradio, sin dalla presidenza di Felice Lioy, anzi, soprattutto da quella) l’intera architettura dei sondaggi, non risparmiando nemmeno l’antica e collaudata formula Cati ("ha problemi nella creazione del campione. Sbagliano a comporlo e a tenerlo sotto controllo in modo regolare nel corso dell’anno"), che genera "sempre troppi sbalzi di ascolti da una ricerca all’altra" ("Non esiste che una radio guadagni un milione di ascolti in tre mesi") con la conseguenza che "all’estero, quando vedono queste cose, ci ridono dietro". Ovviamente non si salva nemmeno la soluzione Diari ("Lì abbiamo toccato il fondo"), che, anzi, fa andare su tutte le furie il normalmente tranquillo fondatore della prima radio nazionale interconnessa: "Partendo da un campione (…) già sbagliato hanno aggravato la situazione componendo un campione per i Diari ancora più inaffidabile", come confermato dal consulente nominato dalla stessa Audiradio, Giorgio Marbach. Il tutto al costo esorbitante di 4,5 milioni di euro, spesi nonostante ci fossero state avvisaglie dell’inaffidabilità del metodo: "Nel 2009 ci sono stati due test dell’indagine Diari, per vedere come e se funzionava – spiega Hazan – Non ci hanno fatto vedere nulla fino all’aprile 2010, quando ormai si era partiti coi Diari e la frittata era fatta. In Audiradio, cioè, si erano accorti che la ricerca Diari aveva dei difetti, ma hanno preferito tacere e commissionare lo stesso quella nuova a spesa delle radio". E allora come uscire dall’impasse? "Proponiamo che si faccia una gara seria per selezionare degli istituti competenti, avvalendosi anche di consulenze ed esperienza di istituti stranieri, dato che è veramente incredibile che nel 2010 in Italia, e con ben 4,5 milioni di euro, non si riesca ad avere un sondaggio di qualità con un’attendibilità pari alla Francia, Regno Unito, Spagna", risponde il leader di Finelco. Sul piano istituzionale, del resto, appare inutile confidare in un intervento della dormiente Agcom: "Contrariamente alla tv, per la radio ha tempi estenuanti e poi le sue delibere non sono mai impositive". Così, in attesa che qualcuno voglia esaminarne scientificamente la fisionomia, la radio italiana rimane cenerentola della pubblicità radiofonica europea: "In Francia uno spot su una emittente tipo 105 costa 2-3mila euro, da noi 700 euro". (A.M. per NL)