Così non si poteva più andare avanti e, al termine della riunione del 5 luglio scorso, il CdA ha unanimemente dato mandato al presidente Vitelli perché finalizzi, avvalendosi della consulenza del comitato tecnico della società e di consulenti esterni, le soluzioni tecnicamente più affidabili che possano consentire il miglior affinamento dei risultati della nuova metodologia.
I Diari, quindi, andranno al vaglio di un team di tecnici che ne individuerà le eventuali debolezze e storture metodologiche, dopo che nelle scorse settimane molte emittenti, socie di Audiradio, erano insorte contro una pretesa inaffidabilità della nuova forma di rilevazione che, a partire da quest’anno, ha preso il posto della tradizionale intervista telefonica Cati. In particolare, sarebbero stati individuati due punti deboli: il primo riguarda la composizione del panel, giudicato troppo anziano ed eccessivamente proteso verso il target femminile; il secondo, invece, riguarda la cadenza, divenuta trimestrale (negli ultimi due anni era stata bimestrale), che impedisce agli inserzionisti di programmare nel breve periodo gli investimenti. Già nel CdA dello scorso 21 giugno erano emersi molti giudizi negativi riguardo al metodo Diari e, secondo la ricostruzione di ItaliaOggi (che alla questione ha dedicato particolare attenzione), un folto gruppo di emittenti, formato da quelle radio ritenutesi penalizzate dagli ultimi rilevamenti, aveva esplicitamente richiesto al presidente Vitelli il ritorno al vecchio metodo. Sin dalle sue origini, infatti, Audiradio aveva basato le proprie indagini sulle interviste telefoniche, in cui veniva chiesto al campione di rispondere riguardo alcune basilari domande circa i programmi e le emittenti ascoltate nei giorni precedenti. I Diari, invece, affidano alla buona volontà dei componenti del panel la redazione di moduli riportanti le stesse informazioni. Al di là, però, del cambiamento metodologico, ciò che viene imputato ai Diari è una serie di difetti nella costruzione del nuovo strumento, costato ben 3,5 milioni di euro ai soci Audiradio che vi hanno aderito, molti dei quali, a parità di palinsesti e senza cambiamenti significativi, si trovano oggi in una posizione penalizzante. Dall’altra parte della barricata, vi sono – ovviamente – le emittenti che hanno registrato una crescita negli ascolti e che quindi sarebbero favorevoli al mantenimento della formula, fermo restando, però, un perfezionamento del meccanismo. Ora toccherà agli speciliasti analizzare e scoprire le eventuali falle del sistema. Intanto c’è chi, come Elsa Di Fonzo, ex capo marketing di Rtl 102.5, Rds e Finelco, non risparmia critiche, della serie, “io l’avevo detto”. La Di Fonzo, che aveva rappresentato Finelco nel comitato tecnico di Audiradio, ricorda su ItaliaOggi che fin da subito aveva avuto l’impressione che “i Diari presentavano molti aspetti critici, principalmente per l’incertezza sulla loro compilazione affidata alla buona volontà dei componenti del panel”. “Inoltre i dati fornivano dati sull’ascolto nel lungo periodo – spiega, ancora, al quotidiano economico-finanziario – il che rappresenta un assurdo editoriale, perché la radio dovrebbe dimostrare la sua capacità di garantire all’inserzionista la copertura del target pubblicitario in tempi brevi”. Secondo la Di Fonzo, il metodo più adatto per sostituire il Cati sarebbe stato quello del meter, come nelle rilevazioni Auditel: quest’idea, però, fu subito abbandonata in favore dei controversi Diari. Il meter, spiega Di Fonzo, “avrebbe garantito un dato d’ascolto oggettivo e puntuale, ogni cinque minuti, ben più preciso dell’attuale quarto d’ora medio, e non affidato a labili ricordi del campione. Si disse che sul mercato non c’erano disponibili meter sufficienti. Ora, tuttavia, con grande dispiacere, vedo compromessa la credibilità della radio: si sono buttati via 3,5 milioni di euro con i Diari, cifra con la quale potevamo fabbricarci da soli tutti i meter che volevamo”. (G.M. per NL)