Linus, deus ex machina di Radio DeeJay, non si nasconde ed esce allo scoperto commentando sul suo blog la durissima pagella di Audiradio che oggi ha collocato la stazione del gruppo L’Espresso al terzo posto tra le private, dopo RTL ed RDS, con un calo di 600.000 ascolti.
Scrive Linus: “Questo è uno di quei giorni in cui sarebbe più facile far finta di dimenticarsi e passare oltre, invece il mio patto con voi mi impone di scrivere anche se non ne avrei nessuna voglia. E non ne ho voglia non perché non mi piaccia farlo ma perché prendendo in mano il computer non posso non commentare i dati Audiradio, che per una volta non sono belli, anzi. Da primi che eravamo siamo stati superati da RTL ed RDS, con RADIO 2 subito dopo di noi. Era già successo circa un anno fa e, in misura ancora più netta, anche una decina di anni fa, ma per il nostro orgoglio non è una grande consolazione. Come non lo è ripeterci che sono radio completamente diverse da noi, molto più facili da ascoltare, e non solo nel senso della programmazione. Ognuno di noi e di voi ha sicuramente la ricetta magica pronta in tasca ma i panni sporchi si lavano in famiglia e soprattutto non è, credo, nel singolo dettaglio il vero problema. Quello che emerge in maniera sempre più netta (e che più mi deprime) è la sensazione di inevitabilità che spinge la radio, nel senso generale, assoluto del termine, verso modelli a cui culturalmente faccio fatica ad appartenere.
In tutto il mondo ormai sopravvivono due modi di farla, quella col classico morning show molto giornalistico dalle sei alle dieci e quindi una quasi ininterrotta sequenza di successi (che al massimo si differenziano per epoca o per genere) e quella completamente parlata, la cosiddetta talk radio. E’ così da vent’anni in America e da dieci almeno in tutta Europa. In questo storicamente Radio Deejay ha rappresentato finora una magnifica eccezione, l’esempio peggiore da seguire, il Cavallo di Troia per una certa concorrenza, quel modo di arrivare al successo contro tutte le logiche e le statistiche. La sensazione è che questo modo di fare cominci a non essere più competitivo, almeno in termini assoluti. E’ come se una radio da sola non potesse più reggere il peso di tanti contenuti, e probabilmente è anche normale e giusto che sia così. La nostra vita è già così affollata da non reggere una colonna sonora così incalzante, chiassosa e ridanciana. Le cose cambiano, cambieremo anche noi. Speriamo in meglio”.