Audiradio: arrivederci al 2012. Ma le radio non ci stanno: qui si rischia il crollo degli investimenti

CdA shock l’altro ieri per Audiradio. Dopo le mille vicissitudini che ne hanno caratterizzato il 2010, con il passaggio alla metodologia Diari, gli spostamenti di centinaia di migliaia di ascoltatori da alcune emittenti ad altre, la formazione di due blocchi contrapposti e inavvicinabili, la perdita di pezzi del CdA (a novembre è saltato il d.g. Varvello), il 2011 si preannuncia, se possibile, ancor più turbolento.

In uno degli ultimi Consigli dell’anno passato, il presidente Vitelli aveva assicurato che a partire dalla seconda metà del 2011 l’impasse sarebbe stata interrotta e ci sarebbe stata la riproposizione (dopo un’accurata correzione della metodologia, troppo orientata, secondo i critici, a un pubblico anziano e femminile che, quindi, privilegerebbe le emittenti all news e le reti Rai) dei Diari, mentre sino a quella data, pur essendo in possesso dei dati Cati (pagati anche da alcune delle emittenti che vorrebbero farne uso), Audiradio avrebbe chiuso i rubinetti, lasciando a editori e investitori i numeri del 2009: un’assurdità dovuta alla situazione di emergenza venutasi a creare, con un doppio blocco contrapposto e dalla forza lobbistica impattante. Solo le emittenti locali si erano salvate da questa catastrofe: non essendosi unite alla bagarre, per loro le rilevazioni erano continuate ad esser rese note, ma con il metodo Cati, dal momento che la capacità rappresentativa del suo successore era stata pesantemente messa in dubbio. Sul Corriere della Sera di ieri, però, è stato reso noto quanto scaturito dal CdA tenutosi nel giorno delle donne: niente Cati, niente Diari, niente di niente fino al 2012. I due blocchi – Rai, Espresso (quindi, Radio Deejay, Capital e m2o), Radio 24-Il Sole 24 Ore e Radio 101-Mondadori (che recentemente ha commissionato un’autonoma ricerca da cui sarebbe emerso un dato di 3 mln di utenti giornalieri), contro Rtl 102.5, Rds, Finelco (quindi Montecarlo, Virgin, 105), Kiss Kiss Italia, continuano a farsi la guerra e non intendono arretrare di un millimetro dalle proprie posizioni; gli amministratori non riescono a mediare e l’Upa (il terzo membro del CdA, oltre a editori privati e Radio Rai) non riesce a far valere le ragioni degli investitori che, per tutto l’anno, dovranno continuare a basarsi su dati ormai antichi, cosa che potrebbe incidere sugli investimenti pubblicitari. “Non dobbiamo pensare solo al mercato pubblicitario, ma anche all’aspetto editoriale. Il blocco è un fatto incredibile e mai visto. In attesa di arrivare a una situazione condivisa da tutti sarebbe bene diffondere i dati Cati, anche perché noi li abbiamo pagati”, ha commentato François Le Genissel, direttore generale di Finelco, secondo quanto si apprende dal Corriere della Sera di ieri. Intanto, però, non si sa per quale strano sortilegio, il presidente Vitelli continua a diffondere ottimismo. “Se guardo al futuro – commenta – sono fiducioso. Il consiglio ha confermato la volontà di proseguire sulla strada della sperimentazione del meter. Il nostro obiettivo – conclude – è essere pronti per il 2012”. Arrivarci, in queste condizioni, al 2012. (G.M. per NL)

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