Dopo la segnalazione di questo periodico, primo ad aver tolto il velo sulla decisione di Audiradio di alzare la soglia di rappresentatività a 30 casi nelle rilevazioni d’ascolto radiofonico, di fatto escludendo dall’indagine le emittenti con livelli di audience più bassi od operanti in territori a bassa incidenza demografica, la difesa delle più piccole emittenti l’ha presa la REA Radiotelevisioni Europee Associate, dando seguito alle precedenti espressioni di volontà.
Il presidente, Antonio Diomede, si sa, è uomo che non ama il colore grigio: per lui le cose sono bianche o nere. Così, mentre i sedicenti maggiori sindacati di categoria (già reduci dalla deleteria gestione della vicenda DVB-T, di cui abbiamo dato conto nelle scorse settimane) rimanevano silenti o indifferenti alla questione, ha preso carta e penna ed ha scritto a Catricalà, denunciando la vicenda.
L’Autorita’ ha risposto alla segnalazione arrivatale il 5 dicembre dalla Rea con un protocollo del 23 dicembre: “Con riferimento alla segnalazione in oggetto si rende noto che la pratica e’ stata attribuita per competenza alla Direzione Comunicazioni della Direzione Generale per la Concorrenza di questa Autorita’. La Direzione verifichera’ la rilevanza dei fatti ai fini dell’applicabilita’ delle disposizioni di cui alla legge 10 ottobre 1990, n.287, e avra’ cura di comunicare il seguito che l’Autorita’ intendera’ dare alla segnalazione”.” Comunicato così commentato da Diomede: “La critica al sistema Audiradio sollevata dalla REA è stata talmente oggettiva da indurre l’Antitrust ad aprire il fascicolo n. DC6378”, continuando: “Per questo il nostro plauso va all’Antitrust di Catricalà per l’avvio dell’indagine, tanto più che con la sua azione mette in evidenza l’incredibile silenzio dell’Agcom presieduta da Corrado Calabrò, che continua a tacere su un tema così importante per il destino di centinaia di emittenti locali, molte delle quali sono a rischio di chiusura”. Già, perché il fatto che una legge dello Stato (la numero 249/1997) preveda che le indagini siano condotte sotto la sorveglianza puntuale dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (che può arrivare a surrogarsi ai privati nelle rilevazioni), che davanti ad una questione così rilevante è rimasta del tutto inerte, è circostanza veramente inquietante. Statuisce infatti l’art. 1, comma 6, lettera b), numero 11) della L. 249/1997 (istitutiva proprio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) “(Le competenze dell’Autorità sono così individuate): cura le rilevazioni degli indici di ascolto e di diffusione dei diversi mezzi di comunicazione; vigila sulla correttezza delle indagini sugli indici di ascolto e di diffusione dei diversi mezzi di comunicazione rilevati da altri soggetti, effettuando verifiche sulla congruita’ delle metodologie utilizzate e riscontri sulla veridicita’ dei dati pubblicati, nonche’ sui monitoraggi delle trasmissioni televisive e sull’operato delle imprese che svolgono le indagini; la manipolazione dei dati tramite metodologie consapevolmente errate ovvero tramite la consapevole utilizzazione di dati falsi e’ punita ai sensi dell’articolo 476, primo comma, del codice penale; laddove la rilevazione degli indici di ascolto non risponda a criteri universalistici del campionamento rispetto alla popolazione o ai mezzi interessati, l’Autorita’ puo’ provvedere ad effettuare le rilevazioni necessarie”.
Diomede ha poi aggiunto: “Ci auguriamo che anche l’Agcom trovi il necessario coraggio per rompere gli indugi e avviare una indagine sulla legittimità del mantenimento in vita di un sistema di rilevamenti squilibrato come quello effettuato da Audiradio, adottando nel contempo le dovute misure a garanzia di un comparto, quello dell’emittenza radiofonica locale, messo in gravi difficoltà da un sistema scellerato che non tiene conto, o non vuole tenere conto, di quelle peculiarita’ del sistema radiofonico locale che rappresentano un patrimonio culturale e informativo irrinunciabile per il territorio stesso”.