Come sempre, tentiamo di analizzare i dati Audiradio (in questo caso quelli del secondo bimestre 2008) non solo in relazione all’aspetto dei contenuti delle trasmissioni che sono risultate più o meno gradite all’utenza, ma anche tenendo conto delle strategie tecniche realizzate nel periodo immediatamente precedente alla ricognizione dell’istituto di ricerca e durante la rilevazione.
Ottimo il risultato di Elemedia per Dee Jay e, seppur in misura minore per Capital e m2o. La strategia di riordino tecnico e potenziamento della rete di distribuzione del segnale della direzione tecnica è stata corretta e premiante per Dee Jay e Capital; tuttavia, mentre questa ultima sicuramente avrebbe fatto meglio con una maggiore identità editoriale, che infatti ha limitato gli effetti delle potenti vitamine immesse nella rete di ripetitori, m2o non solo è riuscita a tenere banco nonostante ad essa siano state destinate spesso le frequenze più problematiche (e questo è certamente comprensibile a livello di gestione interna), ma addirittura è cresciuta negli ascolti, segno che il prodotto è vincente e meriterebbe maggiori attenzioni dalla direzione generale. Le radio di Elemedia, che pure soffrono ancora di qualche problema di sintonizzazione al Nord, si avviano comunque verso una dignità diffusiva decisamente superiore a quella posseduta in precedenza.
Buono anche il risultato di RDS, seppure la rete sia decisamente lontana, soprattutto in Lombardia e Piemonte, da quella ottimizzazione delle numerose risorse radioelettriche detenute che da tempo ci si aspetterebbe. Con strategie di razionalizzazione del parco frequenze più attente, probabilmente il risultato dell’emittente romana sarebbe ben superiore. Sul piano editoriale, invece, andrebbe rimossa quella alea di romanità che ancora pervade troppo una stazione che dovrebbe essere nazionale a tutti gli effetti.
Considerato invece il ridotto numero di impianti a disposizione, non può che essere considerato eccellente il risultato di Radio 105, di Radio Monte Carlo e di Virgin, che conferma sostanzialmente il dato incredibile del suo exploit, a dimostrazione che la stazione ha già uno zoccolo duro di ascoltatori. Al gruppo Finelco, va quindi un plauso per l’ottimo risultato conseguito sia sul piano editoriale che, soprattutto, tecnico (è il classico caso in cui si sono fatti salti mortali per riuscire a tenere il passo con competitor dotati di ben maggiori risorse frequenziali).
Da tempo rallentata la crescita di Kiss Kiss, probabilmente in conseguenza della riduzione degli investimenti in frequenze, soprattutto nel Nord Italia, dove essa soffre ancora di problemi enormi (nel Veneto, anzitutto, ma anche in zone della Lombardia e del Piemonte). Come per RDS, e forse ancor di più, la rete dei Niespolo dovrebbe rimuovere quel localismo editoriale che ancora la caratterizza come una superstation napoletana, piuttosto che un prodotto nazionale. Allo stato, senza potenti iniezioni impiantistiche ed una ben più accorta gestione delle stesse sui territori dove l’ascolto latita (al Nord in particolare) difficilmente Kiss Kiss potrà crescere con il precedente trend. Poco presente, inoltre, un’opportuna strategia di ottimizzazione e razionalizzazione delle frequenze. Il management dovrebbe riflettere.
Tutto sommato fisiologico, invece, il calo di Radio 24, dopo le intense crescite precedenti, frutto di una fidelizzazione dell’utenza. Anche in questo caso, la stazione, con una più accorta ottimizzazione delle risorse radioelettriche ed evidentemente degli ulteriori investimenti (troppo limitato il parco frequenze rispetto ai concorrenti), potrebbe rivelare ancora sorprese positive.
Stante la sostanziale inerzia tecnica, colpisce, per contro, la performance di Radio Italia che, pertanto, pare da ricondurre a positive intercessioni dei contenuti. Ottimo voto, quindi, agli interventi sul prodotto editoriale.
Sostanziale tenuta per RTL 102,5, che del resto è ormai da tempo in una posizione privilegiata.
Pericoloso arretramento, invece per Radio 101, nonostante la poderosa dotazione tecnica. Tutto sommato, considerato l’enorme parco di frequenze posseduto e la spaventosa esposizione mediatica conseguita su stampa e tv, l’incremento dai tempi (2002) dei 150 impianti di Radio 101 One O One Network (gestione Borra) non pare poi così rilevante. Una profonda riflessione, in questo caso, meriterebbe non solo il prodotto editoriale, ma l’intero progetto.
Ottimo il risultato complessivo delle reti RAI (salvo Isoradio, che continua a rimanere un oggetto oscuro del firmamento radiofonico italiano), nonostante i gravissimi deficit tecnici connessi all’assoluta assenza di una pianificazione ottimale delle frequenze (nel nord Italia RAI paga ancora lo scotto di non avere Radiotre in Valcava, dove sono presenti invece Radiouno e Radiodue, pur con pessime frequenze).
Senza infamia e senza lode, invece, la pagella per Radio Radicale, che da troppo tempo (praticamente venti anni!) non investe nella rete distributiva del segnale, liquidando evidentemente un conto salato. Vero anche che il layout editoriale è così particolare che anche un incremento dei ripetitori difficilmente pagherebbe nel breve periodo…
Sul fronte delle superstation, delle syndication e delle superlocali, si registra un buon risultato al Sud per Radio Marte, Kiss Kiss Napoli e Radio Ibiza, soprattutto in considerazione delle ottime frequenze esercite.
Sostanziale tenuta per Radio Reporter, Dimensione Suono Due, Subasio, Kiss Kiss Italia, Zeta, Bruno e Norba e calo non preoccupante per Lattemiele, che ancora sta consolidando il nuovo assetto diffusivo dopo il profondo riordino degli ultimi due anni.
Più allarmante, invece il segno negativo di Margherita, che forse ha raggiunto il suo potenziale (un po’ come Radio Maria, pur con i dovuti distinguo, posto il reticolo di canali nemmeno da paragonare). In questo caso, del resto, la rete di diffusione è decisamente a macchia di leopardo e spesso caratterizzata da frequenze molto interferite (nel capoluogo lombardo il suo canale è progressivamente divenuto il peggiore, nonostante provenga dalla migliore postazione cittadina) e conseguentemente la stazione è quasi esclusivamente una radio siciliana.
Calo importante e senza particolari scusanti (e quindi preoccupante) per Dimensione Suono Roma, Company, Juke Box, Number One, Popolare e soprattutto Discoradio, che continua a scendere ed è ormai lontanissima dai fasti di un tempo (quando, del resto, aveva ben altre frequenze per qualità e diffusione ed il prodotto editoriale era molto più delineato), mentre la performance non positiva di Radio Cuore trova probabilmente una spiegazione nelle numerose variazioni di frequenze intervenute in molte località, così confortando l’editore sulla bontà del prodotto.