Dall’8 novembre scorso Palazzo Morando, a Milano, dedica la mostra Milano e il cinema agli intensi ma un po’ discontinui rapporti appunto fra la capitale lombarda e il cinema, ripercorrendone le vicende per un centinaio di anni, dal primo Novecento ad oggi, sia sul piano delle strutture e del mondo produttivo che (soprattutto) della presenza di Milano negli stessi film. Ne parliamo volentieri su questo periodico, sempre attento a quel che succede nella città lombarda.
L’esposizione Milano e il cinema, curata da Stefano Galli e promossa dal Comune di Milano, analizza appunto il rapporto fra la città e lo sviluppo dell’industria cinematografica, dalle prime sperimentazioni degli inizi del Novecento fino all’epoca d’oro degli anni Sessanta (quando però anche produttori come Carlo Ponti e Angelo Rizzoli con la Cineriz dovettero ‘fare riferimento’ a Roma) e ancora fino alle produzioni più recenti, con la nascita di un genere-commedia tutto milanese, che ha visto affermarsi artisti come Renato Pozzetto, Adriano Celentano, Diego Abatantuono, Aldo, Giovanni e Giacomo (e anche, su un altro piano, il ‘cumenda’ Guido Nicheli) e molti altri e in regia personaggi come Salvatores o Nichetti.
Alla presentazione della mostra Milano e il cinema, Claudio Salsi, Direttore Area Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Storici di Milano, ha raccontato di come Palazzo Morando sia il luogo in cui si racconta la storia della città. E anche questa mostra lo fa, indagando sul tema della settima arte e sul suo rapporto con Milano.
“La storia narrata da Milano e il Cinema prende avvio in realtà già a fine ‘800, quando viene portata nel capoluogo quella nuova meraviglia tecnologica che aveva affascinato i francesi, il Cinematografo – ha detto Salsi – e si conclude con una rassegna di film degli ultimi decenni ambientati a Milano”.
Le immagini dell’esposizione mostrano come “la città sia la splendida coprotagonista, esuberante e caotica, in continua trasformazione, di film come (solo per fare qualche esempio) ‘Gli uomini che mascalzoni’ di Mario Camerini, già negli anni ’30, poi di ‘Cronaca di un amore’ e ‘La notte’ di Michelangelo Antonioni e di ‘Miracolo a Milano’ di Vittorio De Sica e Zavattini, negli anni ’50, poi di molti film di Carlo Lizzani e di molti polizieschi, quando il filone divenne centrale nel cinema italiano. Milano, ‘dannatamente ricca’, è poi meta fissa dei migranti dal Sud, come raccontano Eduardo De Filippo in ‘Napoletani a Milano’ e Mario Landi in ‘Siamo tutti milanesi’. Milano, in effetti, è sempre apparsa a molti come una città fredda ma in realtà è sempre stata pronta ad accogliere chi veniva da fuori”.
Oltre a Eduardo, non va naturalmente dimenticato Peppino De Filippo, che con Totò ha dato vita alla scena più celebre ambientata a Milano di un film, ovvero quella, irresistibile, di piazza Duomo e del ‘ghisa’ alle prese con i due ignari ‘compari del Sud’ di ‘Totò, Peppino e la malafemmina’.
Fra le fotografie esposte, circa 155, e i video, circa 10, citiamo anche quelli dedicati a ‘La vita agra’ di Lizzani, che restituisce l’immagine di una metropoli in pieno sviluppo, o a ‘Rocco e i suoi fratelli’ di Luchino Visconti, con uno splendido giovanissimo Alain Delon e una bella e brava Claudia Cardinale, o ancora ‘L’audace colpo dei soliti ignoti’ di Nanni Loy con Vittorio Gassman.
Galli, durante la presentazione, ha sottolineato, fra le altre cose, come Milano, dopo i primi anni di gloria nella produzione di film con i grandiosi progetti imprenditoriali di Luca Comerio a Turro, abbia ceduto a Roma negli anni del regime fascista tutta l’industria filmica, in virtù della nascita della possente struttura di Cinecittà: “Milano è una città che vuole monetizzare subito i propri investimenti ed ecco allora che la cinematografia milanese ha poi trovato la sua strada nel cinema industriale (con anche Olmi all’opera) e si è declinata infine al meglio, alla fine degli anni ’50, nel campo pubblicitario. Lo spirito milanese si è manifestato così in maniera compiuta in ‘Carosello’”.
Nell’esposizione un filmato e varie foto sono dedicate proprio agli spot più famosi, da quello del dolcissimo Calimero, di cui sono autori Nino e Toni Pagot e Ignazio Colnaghi (voce italiana del personaggio) fino alla simpaticissima Linea, ideata da Osvaldo Cavandoli.
Il tutto senza dimenticare la grande area produttiva che Milano aveva comunque creato con Cinelandia a Cologno Monzese, struttura dal cui seno, non a caso, prenderà poi avvio la ‘cittadella della Tv’ di Fininvest-Mediaset.
La mostra ‘Milano e il Cinema’ resterà a Palazzo Morando, in via Sant’Andrea 6 a Milano, fino al 10 febbraio 2019 (A.G. per NL)