L’onda d’urto scatenata dal mancato accordo SIAE/Meta sta travolgendo l’intero settore musicale italiano. A cadere vittima della decisione di Meta di rimuovere l’audio dalle piattaforme social Instagram e Facebook sono, infatti, anche gli altri enti di gestione collettiva.
Il comunicato di Soundreef su querelle SIAE/Meta
Come Soundreef, totalmente estranea alla querelle, ma che di fatto è rimasta coinvolta con il suo repertorio musicale non condiviso con SIAE. Così si legge nel comunicato stampa della società inglese del 16 e 17 marzo scorso: “Relativamente alla vicenda Meta/SIAE, desideriamo confermare che stiamo lavorando per ripristinare il catalogo per cui Soundreef amministra integralmente i diritti Online, e quindi formalmente non condiviso con SIAE. Il take down delle suddette opere risulta essere esclusivamente legato a dinamiche non dipendenti da Soundreef; pertanto, troverà risoluzione secondo le tempistiche necessarie”.
Evento di eccezionale gravità senza precedenti
“Sappiamo che il take down dei brani da parte di Meta […] sta riguardando non solo il repertorio SIAE e il repertorio Soundreef con essa condiviso, ma anche il repertorio integralmente amministrato da Soundreef e i repertori esteri.
Danneggiamento diffuso
È evidente che l’esito della trattativa tra Meta e SIAE sta quindi danneggiando tutte le società di collecting operanti, in Italia e non.
Danni riservati
Data l’eccezionale gravità di questo evento senza precedenti alcuni, Soundreef sta direttamente contattando entrambe le parti per capire come l’intera negoziazione sia stata condotta e lavorando per ripristinare sulle piattaforme Meta tutti i brani di cui amministra totalmente i diritti. Rimane inteso che, dovessero emergere eventuali responsabilità rispetto al non raggiungimento di un accordo, Soundreef farà valere i diritti in relazione ed in difesa del proprio repertorio”.
Stop a musica italiana ed estera
Ad essere rimossa dai reels, le stories e i feed, dunque, non è solo la musica italiana, ma anche estera. Un’operazione di rimozione del suono tutt’altro che facile (i cui risultati infatti si sono visti nei giorni scorsi), considerato che la possibilità di discernere la musica tutelata esclusivamente da SIAE dalle altre collecting è pressoché impossibile, trovandoci nell’era dei repertori misti.
Liberalizzazione e frazionamento
La liberalizzazione dell’attività di amministrazione ed intermediazione dei diritti connessi, sancita da ultimo dalla Legge 27/2012 (in particolare dall’articolo 39, comma 2), ha generato solo molta confusione. La nostra diretta esperienza lo può confermare: allo stato, osservando l’elenco aggiornato da Agcom, risultano operanti ben 13 soggetti, tra organismi di gestione collettiva ed entità di gestione indipendenti.
13 personaggi in cerca di autore
Vale a dire 13 soggetti distinti che, ognuno per parte propria, tutelano i diritti (diritti d’autore e diritti connessi) dei propri mandanti. Risultando, quindi, tutti legittimati a richiedere i compensi secondo le proprie tariffe.
Pluralismo competitivo ed economicità di gestione
Questo cambiamento (ossia il passaggio dal monopolio di SIAE al via libera delle imprese operanti nel settore della tutela dei diritti) è stato voluto ed è stato infine raggiunto, sbandierando principi quali “pluralismo competitivo” ed “economicità di gestione” (forse dal punto di vista degli autori e AIE sarà anche vero, ma per gli utilizzatori vale lo stesso?).
L’Italia attenta osservatrice della Direttiva Copyright
Tornando alla vicenda SIAE/Meta, siamo giunti a questa situazione surreale perché – a quanto pare – l’Italia è rea di voler applicare la Direttiva (UE) 2019/790 (Direttiva Copyright), recepita nel nostro ordinamento con il D. Lgs. n. 177/2021. La normativa prescrive infatti l’obbligo in capo ai licenziatari di fornire informazioni aggiornate, pertinenti e complete sullo sfruttamento delle opere, garantendo così maggiore trasparenza.
Appeal
A quanto si legge, si tratta dell’unico Paese a voler applicare la nuova normativa: Meta avrebbe già concluso accordi forfettari con i diversi organismi di gestione collettiva di diritto d’autore e diritti connessi in 150 Paesi nel mondo.
Del resto, Meta, conscia del proprio potere e dell’appeal che le piattaforme social di proprietà scaturiscono a livello globale, non è la prima volta che minaccia rimozioni di contenuti, piuttosto che piegarsi a negoziazioni non in linea con il proprio business.
Ricavi social troppo importanti
All’appello manca, dunque, il nostro Paese, in cui il mercato musicale ha comunque un certo peso. Anche se non rientra nella top 10 music markets del 2022, stilata dal Global Music Report di Ifpi (federazione internazionale dell’industria discografica), l’Italia ha registrato una crescita del + 11,1%, oltre a 370 mln di euro di fatturato.
36,2%
E i ricavi derivanti dai social, ovviamente, hanno inciso sull’incremento totale (36,2%) raggiunto nell’ascolto in streaming sostenuto da pubblicità.
Siae/Meta devono rimediare
Per questo motivo, è impensabile che la Società Italiana degli Autori ed Editori e il colosso di Menlo Park, come già da noi sottolineato sin dagli esordi della vicenda, non possano trovare al più presto un nuovo accordo.
Effetti nefasti
Rimediando agli effetti nefasti (per entrambe le parti) che si stanno manifestando a causa della negoziazione saltata. (G.S. per NL)