Secondo il report Infinite Dial 2023 di Edison Research, negli Stati Uniti il podcasting ha raggiunto per la prima volta 120 milioni di ascoltatori mensili. E la percentuale della popolazione che ha ascoltato nell’ultimo mese almeno un contributo audio on demand qualificato come tale è cresciuta dopo l’arretramento del 2022.
Ma l’offerta è spropositata: solo su Apple Podcasts sono disponibili 77 milioni di episodi.
Con la conseguenza che la monetizzazione singola precipita (ha rilevanza solo per il vettore, cioè la piattaforma ospitante) e il modello di sostenibilità comincia ad essere valutato nella direzione del supporto al live streaming.
In definitiva, ci si comincia a chiedere se il podcasting potrà veramente vivere di vita propria o se, semplicemente, tornerà ad essere un prodotto ancillare dell’ascolto lineare (e supportato dallo stesso). A meno che…
Ripartizione dell’ascolto
Analizzando i dati sommari del consueto studio dell’istituto Edison Research, Infinite Dial 2023, notiamo una curiosa ripartizione dell’ascolto per genere e fascia d’età.
Convinzioni. Errate
Contrariamente alle convizioni, i podcast sono infatti prevalentemente ascoltati da uomini di età compresa tra 12 e 34 anni, sfatando il mito che l’audio on demand senza musica fosse un’abitudine di donne adulte.
Chi ascolta i podcast?
Interessante il dato fornito dall’analisi Infinite Dial 2023 sulla ripartizione per genere: l’ascolto di podcast continua ad essere prevalentemente maschile, con gli uomini che quest’anno superano le donne di sette punti percentuali.
Giovani maggior fruitori
Ancora più meritevole di riflessione è la ripartizione dell’ascolto per fasce d’età, che mostra il gruppo 12-34 in testa, quello dei 35-54enni secondo e i 55+ ad un terzo del primo.
Evidenza contraria alle aspettative
Si tratta di un’evidenza contraria a quello che gli analisti avevano sempre sostenuto e cioè che i contenuti audio on demand non musicali fossero appetibili prevalentemente per un pubblico adulto.
Chi ascolta i podcast lo fa spesso
Secondo Edison Research, tuttavia, i podcast fidelizzano: almeno negli USA, cioè in un mercato maturo, chi li ascolta lo fa con una frequenza piuttosto alta: una media di nove a settimana.
+1 vs 2022
Si tratta di un dato in crescita: uno in più rispetto all’anno scorso.
Offerta eccessiva?
Il dubbio degli analisti riguarda però la saturazione: secondo il Podcast Industry Insights sono circa 3,9 milioni le serie di podcast disponibili, sebbene la stragrande maggioranza sia inattiva. Per dare un’idea della attuale proposta contenutistica, pensiamo che solo su Apple Podcasts ci sono 77 milioni di episodi.
Ci pensa Google?
Conseguenza di questa enorme disponibilità podcast è la necessità di avere motori di ricerca dedicati e preventiva attività SEO per consentire una indicizzazione efficace dei contenuti, che altrimenti sarebbero concretamente irrintracciabili.
La piramide del web
Probabile quindi che, seguendo la regola consolidata del web, anche per i podcast si genererà la consueta piramide di contenuti di cui solo una piccola quota del vertice emergerà. Poiché, tuttavia, è impensabile che possa solo essere il gradimento il principio selettivo (in quanto ciò imporrebbe che il contenuto fosse stato preventivamente ascoltato da molti e quindi già emerso), è probabile che la collocazione in evidenza consegua ad un’attività di promozione o di attenta scansione, indicizzazione e posizionamento.
Mare magnum
Ma il problema principale, come abbiamo osservato in un altro recente articolo, è la monetizzazione. Allo stato produrre podcast costa, ma non remunera abbastanza. Conseguentemente, il modello di business va rivisto, probabilmente nella direzione della contribuzione al live streaming.
Ritorno alle origini
In definitiva, un ritorno all’origine, posto che il podcast nasce dalla riproposizione on demand di un prodotto lineare (cd. catch-up). (E.G. per NL)