Ci scrive Assoprovider: "Negli ultimi mesi sono stati presentati diversi disegni di legge rivolti alla regolamentazione della rete: tutti sembrano sottintendere la scarsa conoscenza del mezzo e la sua colpevolizzazione insieme ad una una sorta di rinuncia a perseguire il vero colpevole dei reati commessi sulla rete.
Ci riferiamo all’emendamento D’Alia al Ddl sulla Sicurezza, al Ddl Carlucci e al Ddl Barbareschi. Le conseguenze derivanti dall’applicazione di tali disegni di legge sarebbero gravissime: perdita di diritti civili e costituzionali, adozione di pratiche di censura, obblighi identificazione preventiva, attribuzione di compiti di polizia ad entità private. A fronte di una appurata difficoltà nell’identificazione del responsabile del reato si rinuncia a cercarlo per scaricare tutte le responsabilità sul Provider che diviene contemporaneamente “sia la guardia che il ladro”: un’entità privata viene infatti investita, per giunta totalmente a sue spese, del ruolo di controllo dell’operato degli Utenti e contemporaneamente diventa corresponsabile delle violazioni commesse da altri. Per contro tali misure si rivelano del tutto inefficienti nel perseguire lo scopo che si prefiggono: infatti per sua stessa natura la rete internet consente sempre agli utenti la costruzione di meccanismi di elusione non appena esista anche un solo nodo fuori dal controllo del censore, figuriamoci quando i nodi fuori dal controllo sono quelli di intere nazioni. Ricordiamo che in Italia fino all’ultimo grado di giudizio tutti sono innocenti salvo sentenza passata in giudicato contraria e questo deve valere anche per i reati commessi su Internet: gli imputati non devono subire danni fino a quando non sono condannati in un regolare processo. Quando si tratta di internet sembra invece che le libertà fondamentali degli individui passino in secondo piano rispetto alla ricerca esasperata di un controllo che non si riesce ad ottenere. Il legislatore deve attivare gli strumenti e le norme che rendano la Società della Informazione non una formula vuota ma il modello della società del futuro, smettendo di far calare dall’alto norme che spesso denotano scarsa conoscenza degli argomenti trattati, ma coinvolgendo in modo permanente i cittadini e gli addetti ai lavori. Assoprovider si opporrà come sempre ad ogni tentativo di attribuire agli Internet Service Provider il ruolo di Poliziotti della Rete. Ci auguriamo che i parlamentari sia del governo che dell’opposizione respingano questi disegni di legge che rischiano di far pervenire all’Italia provvedimenti in sede internazionale ed europea ed accuse di censura".
Ci riferiamo all’emendamento D’Alia al Ddl sulla Sicurezza, al Ddl Carlucci e al Ddl Barbareschi. Le conseguenze derivanti dall’applicazione di tali disegni di legge sarebbero gravissime: perdita di diritti civili e costituzionali, adozione di pratiche di censura, obblighi identificazione preventiva, attribuzione di compiti di polizia ad entità private. A fronte di una appurata difficoltà nell’identificazione del responsabile del reato si rinuncia a cercarlo per scaricare tutte le responsabilità sul Provider che diviene contemporaneamente “sia la guardia che il ladro”: un’entità privata viene infatti investita, per giunta totalmente a sue spese, del ruolo di controllo dell’operato degli Utenti e contemporaneamente diventa corresponsabile delle violazioni commesse da altri. Per contro tali misure si rivelano del tutto inefficienti nel perseguire lo scopo che si prefiggono: infatti per sua stessa natura la rete internet consente sempre agli utenti la costruzione di meccanismi di elusione non appena esista anche un solo nodo fuori dal controllo del censore, figuriamoci quando i nodi fuori dal controllo sono quelli di intere nazioni. Ricordiamo che in Italia fino all’ultimo grado di giudizio tutti sono innocenti salvo sentenza passata in giudicato contraria e questo deve valere anche per i reati commessi su Internet: gli imputati non devono subire danni fino a quando non sono condannati in un regolare processo. Quando si tratta di internet sembra invece che le libertà fondamentali degli individui passino in secondo piano rispetto alla ricerca esasperata di un controllo che non si riesce ad ottenere. Il legislatore deve attivare gli strumenti e le norme che rendano la Società della Informazione non una formula vuota ma il modello della società del futuro, smettendo di far calare dall’alto norme che spesso denotano scarsa conoscenza degli argomenti trattati, ma coinvolgendo in modo permanente i cittadini e gli addetti ai lavori. Assoprovider si opporrà come sempre ad ogni tentativo di attribuire agli Internet Service Provider il ruolo di Poliziotti della Rete. Ci auguriamo che i parlamentari sia del governo che dell’opposizione respingano questi disegni di legge che rischiano di far pervenire all’Italia provvedimenti in sede internazionale ed europea ed accuse di censura".