Dopo la messa in liquidazione di Audiradio, il sistema delle radio è ancora privo di uno strumento di rilevazione degli ascolti: se entro 90 giorni non dovessero arrivare proposte concrete sarà l’Agcom ad intervenire, provvedendo direttamente alla rilevazione e pubblicazione degli indici di ascolto radiofonici.
L’Authority, presieduta da Corrado Calabrò (foto), richiama all’ordine gli editori, affinchè sia messa la parola fine alla lotta intestina che ha portato Audiradio al collasso: in mancanza di proposte concrete (nel termine di 90 giorni fissato dalla Del. 182/11/CSP del 6 luglio 2011) provvederà direttamente l’Agcom alla rilevazione e pubblicazione dell’audience radiofonica. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si impegna, quindi, ad intervenire attraverso un’apposita società in grado di fornire il servizio di rilevazione per tutto il comparto radiofonico, individuata alla luce della normativa in materia di appalti pubblici e sostenuta attraverso i costi posti a carico delle emittenti oggetto delle rilevazioni stesse. Il bisogno di ordine e trasparenza di un mercato che nel 2010 aveva sviluppato 500 mln di euro (di raccolta pubblicitaria) e che nel 2011 segna un calo preoccupante dovrebbe prevalere sulle ormai polverose discordie in merito alla metodologia dell’indagine, e stimolare interventi concreti e realizzabili, evitando di affidare le rilevazioni al solo sistema ora attivo, quale Eurisko Media Monitor. Quest’ultimo, nascendo per analizzare tutti i media e non solo la radio, è criticabile a causa dell’ampiezza campionaria e per la struttura stessa del panel, studiato appunto per finalità diverse da quelle specifiche del comparto radiofonico. Tale incertezza sull’unica fonte di dati influenza ovviamente l’atteggiamento dei pianificatori dei centri media, i quali non stanno utilizzando i dati Eurisko per l’allocazione degli investimenti pubblicitari, ma rimangono fedelmente ancorati alla serie storica di Audiradio. L’ottica di cambiamento varia, quindi, in base al confronto tra i livelli in Audiradio con quelli in Eurisko: se il proprio dato di audience non varia in modo importante, allora l’interesse a “combattere” per un nuovo sistema di rilevazione sbiadisce. La mancanza di una comunione di intenti e di un’omogeneità di vedute inficia in modo pericoloso il mercato radiofonico, soprattutto sul profilo della struttura concorrenziale, in quanto l’assenza così prolungata di rilevazioni dell’audience scatena pericolose distorsioni dei meccanismi competitivi e regolatori degli investimenti pubblicitari. Le intenzioni degli editori, quindi, dovrebbero essere la naturale risposta al mercato delle radio: la comunione del mercato, per quanto difficile, dovrà concretizzarsi entro 90 giorni, in caso contrario sarà l’Agcom a mettere mano a tale ordine sparso. (C.S. per NL)