Sono stati pubblicati i nuovi dati dell’indagine sull’ascolto radiofonico che ha preso il posto di Audiradio.
Radio Monitor dell’istituto Eurisko da tempo è ormai il riferimento per le pianificazioni pubblicitarie sulle radio italiane e, più in generale, il metro per misurare lo stato di gradimento delle proposte radiofoniche che occupano la modulazione di frequenza nel nostro paese. Il quadro che l’ultima sessione della rilevazione dipinge non è stravolgente e conferma il classico teorema: vengono premiati gli editori che credono ed investono sul proprio mezzo e puniti quelli che stanno a guardare. Chi, nonostante la crisi, continua ad intervenire sulla propria emittente, valorizzandone i palinsesti, potenziandone (o quantomeno ottimizzandone o razionalizzandone) la distribuzione del segnale e promuovendo il marchio, ottiene quasi sempre risultati col segno positivo. Chi, viceversa, ha tirato i remi in barca preferendo l’attendismo o la linea risparmiosa a tutti i costi alla raffinazione del proprio strumento editoriale, viene generalmente punito. Qualche volta anche in maniera esemplare. Quel che però emerge in maniera vigorosa dall’analisi dei dati di Radio Monitor è che la radio rimane saldamente un mezzo analogico, poco e per nulla intaccato dalla pur massiccia offerta delle radio online.