Arriva il database unico delle frequenze nazionali – MinCom e Agcom lo hanno realizzato in 12 mesi

Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ed il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, hanno presentato oggi il Database unico delle frequenze televisive nazionali in Italia che hanno realizzato insieme


Il Database soddisfa le comuni esigenze del Ministero delle Comunicazioni, che deve aggiornare e rendere fruibile il Registro Nazionale delle Frequenze (RNF) in quanto competente in materia di assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze; dall’altro dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) tra le cui competenze istituzionali vi è anche la tenuta del Registro Nazionale degli Operatori di comunicazione (ROC).
Il Database è uno strumento informativo unico per dati e procedure che contiene tutte le informazioni riguardo l’utilizzo dello spettro radioelettrico aggiornato in tempo reale (dati di impianto e ricezione) Il Database conferirà maggiore trasparenza al sistema TV in Italia. I principali ambiti di utilizzo dell’archivio unico informatizzato saranno i seguenti:
I) a fini tecnici (coordinamenti internazionali,verifiche di compatibilità)
II) a fini amministrativi (identificazione unica dell’emittente e codice d’identità dell’impianto)
III) a fini statistico conoscitivi per evidenziare situazioni di congestione e/o sottoutilizzo della banda quale ausilio per determinare nuove politiche di gestione dello spettro per poter disporre controlli e verifiche
In particolare l’iniziativa consentirà di disporre di uno strumento aggiornato sulla situazione di utilizzo delle frequenze, per la verifica circa l’efficiente utilizzazione dello spettro radioelettrico ed il miglior uso delle risorse disponibili, oggi particolarmente limitate rispetto alla domanda.

SCHEDA TECNICA SUL DATABASE FREQUENZE TV

Le frequenze che sono utilizzate per il servizio di radiodiffusione televisiva sono comprese nella banda centrata sui 50 MHz (detta banda I VHF) quella centrata sui 200 MHz (detta banda III VHF, condivisa con la radiodiffusione digitale) e quelle centrate sui 500 e 700 MHz (dette banda IV e V UHF).
Attualmente le frequenze vengono usate per la radiodiffusione televisiva, sia in tecnica analogica che in tecnica digitale.
Sono presenti sia operatori del servizio pubblico che del servizio privato; questi ultimi gestiscono reti sia a livello nazionale che a livello locale (in genere regionale o provinciale).
Ciascun impianto irradia i segnali su un’area che può andare da uno o più piccoli comuni alle grandi aree metropolitane, in dipendenza della posizione, della potenza e dell’orografia del territorio.
Più impianti che trasmettono lo stesso programma costituiscono le reti che possono realizzare coperture che vanno dalla provincia, alla regione all’intero territorio nazionale.
Nei decenni passati sono intervenute una serie di modifiche agli impianti dovute a interventi per assicurare la compatibilità (eliminazione di situazioni interferenziali), a interventi di modifiche imposti dai tribunali civili a seguito di contenzioso tra emittenti, a cessioni di rami di aziende o di singoli impianti o di intere emittenti. Prima della realizzazione del Database, per il Ministero delle Comunicazioni questa mole di dati era disponibile unicamente su supporto cartaceo.
Di recente si sono moltiplicate le cessioni di frequenze a seguito della norma che consente la compravendita delle stesse a patto che chi acquista trasformi l’impianto in digitale.
Molte emittenti hanno trasformato parte dei loro impianti dalla tecnologia analogica a quella digitale.
Le informazioni sui cambi avvenuti sono in possesso, in larga parte, degli Ispettorati Territoriali cui spetta il compito di autorizzare le modifiche agli impianti. Un’importante attività svolta nella costituzione del Database è stata quella di recuperare tali informazioni da tutti i vari ispettorati e centralizzarle nel nuovo archivio informatico centralizzato del Ministero delle Comunicazioni.
Le verifiche tecniche sul territorio vengono effettuate dalle dipendenze regionali del Ministero (gli Ispettorati Territoriali in numero di 16) che utilizzano laboratori di misura mobili attrezzati con strumentazione in grado di verificare le coperture e le eventuali situazioni interferenziali.
Tali verifiche vengono svolte anche mediante strumenti informatici che, sulla base delle caratteristiche tecniche degli impianti e delle caratteristiche orografiche del territorio, sono in grado di rappresentare con ”mappe di servizio” l’estensione delle aree di servizio.
In Italia, come in tutti gli altri paesi Europei, sono state date concessioni sulla base di un Piano Nazionale di assegnazione delle frequenze analogiche (1998). In Italia tale piano, elaborato dall’Autorità con la collaborazione del Ministero delle Comunicazioni, non è stato però attuato.
Nel 2003 è stato predisposto dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni anche un piano nazionale di assegnazione delle frequenze digitali. Anche questo non attuato.
Esiste infine un piano internazionale di assegnazione delle frequenze digitali radio-TV approvato a Ginevra a giugno del 2006, al quale anche l’Italia dovrà uniformarsi.
La coerenza delle reti con Piani di Assegnazione ordinati ed il fatto che gli impianti in esercizio siano tutti registrati sul “Registro Mastro” delle Frequenze (gestito dall’ITU) rende, per gli altri Paesi, più agevole e assolutamente naturale, tenere un archivio aggiornato delle frequenze e degli impianti televisivi. Al contrario, la mancata attuazione del Piano Analogico (1998) e del Piano Digitale (2003) e le successive sanatorie dell’esistente sulla base del “generale assentimento” hanno reso molto difficile, nel nostro Paese, la ricostruzione dell’effettiva configurazione delle reti televisive. Oltre a rendere impossibile, elemento molto grave, per il Ministero, la registrazione degli impianti italiani nel “Registro Mastro ITU” di Ginevra.

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