Il Consiglio dei Ministri ha approvato venerdì il disegno di legge che riforma il settore dell’editoria, allegato alla manovra finanziaria del 2008. Rispetto alla versione redatta lo scorso 3 agosto, il ddl ha subito alcune ulteriori variazioni, che porteranno maggiori risparmi alle casse dello Stato.
La tanto sbandierata “accetta” del governo, infatti, sarà ben più affilata di quanto previsto ed i tagli annunciati saranno più vistosi di quanto annunciato nella versione originaria del documento.
La prospettiva di un abbassamento del 7% (pari ad un totale di 13,5 milioni di euro) delle sovvenzioni statali (ddl n. 159/2007) a partire dal 2008 ha subito un ulteriore “taglio”, portando il risparmio da parte dello stato a ben 22,2 milioni, con una riduzione del 12,5% delle spese ed una decurtazione pari a 200 mila euro per ciascuna impresa interessata. Non è ancora molto chiaro, comunque, quale sarà il meccanismo attraverso il quale, grazie al credito d’imposta, sarà incentivato l’utilizzo delle nuove tecnologie. E’ certo, nel frattempo, che il termine per il varo dei decreti attuativi che prevedono uno sconto fiscale del 15% per le spese che sostengono l’innovazione tecnologica, ha subito un’ulteriore proroga, da nove mesi ad un anno.
Altri tagli, comunque, sono alla porta: gli “aiutini” statali nei confronti dei giornali organi di partito scenderanno dall’odierno 70 al 60%, mentre scenderà al 40% il limite per le sovvenzioni alle altre aziende editoriali, pur prevedendo bonus aggiuntivi in base alla tiratura del giornale interessato.
L’ultima novità riguarda le compensazioni tributarie inerenti le spese di spedizione di quotidiani, periodici e libri in abbonamento: annullate le agevolazioni, il credito d’imposta che scatterà dal 2008 sarà operativo solo fino all’esaurimento delle risorse messe a disposizione dallo stato, ossia 190 milioni di euro, oltrepassati i quali vi sarà una decurtazione proporzionale dei crediti che ciascuna impresa vanta.
Restano, infine, invariati tutti gli altri punti del disegno di legge, in particolare quelli che attribuiscono maggiori poteri d’intervento all’Agcom in caso d’abuso di posizione dominante lesive della concorrenza, sia nel settore della raccolta pubblicitaria, che in quello del pluralismo informativo. Il ddl si trova, ora, al vaglio della commissione bilancio del Senato. (Giuseppe Colucci per NL)