Roma – Che ci sarebbe potuto scappare qualche problema nel “costringere” la Valle d’Aosta a convertirsi all digital lo si poteva supporre, ma certo alza non poca polvere la decisione di un importante imprenditore televisivo locale di rinunciare alla modalità digitale terrestre e tornare all’analogico.
“Ci ritroviamo con un ministero delle Comunicazioni che spinge e finanzia la sperimentazione digitale in aree definite all-digital come la Valle d’Aosta e la Sardegna ma poi, attraverso i propri organi periferici, costringe gli operatori locali a lavorare secondo l’interpretazione di una legge scritta esclusivamente per l’emissione analogica e che di fatto ne impedisce lo sviluppo e la sperimentazione stessa”.
Con queste parole Mauro Pagliero, che gestisce sia Rete St.Vincent che E21 Network, ha annunciato la decisione della propria azienda di rinunciare al DTT, una rinuncia che peraltro apre un fortissimo conflitto con le regole per lo switch-off regionale (il passaggio appunto da analogico a digitale) decise da Roma.
Pagliero sottolinea come la decisione significa che “due delle uniche tre emittenti televisive locali rimaste in Valle d’Aosta rinunciano al digitale terrestre e da oggi tornano a trasmettere in modalità analogica abbandonando la sperimentazione del digitale terrestre, adottata 24 ore su 24 da circa un anno”.
Sì, perché se c’è qualcosa destinato ad alzare polvere è proprio la voce di chi nel DTT ha creduto ed investito, cercando anzi di sottrarsi alla morìa delle televisioni locali e spingendo sull’innovazione.
Pagliero non risparmia critiche in questo senso: “Chi, come il sottoscritto, ha creduto in questa nuova tecnologia investendo centinaia di migliaia di euro senza trarne alcun vantaggio economico non viene tutelato. Anzi – insiste – viene considerato e punito come un abusivo da quelle persone che nell’amministrarci purtroppo ignorano gli indispensabili fondamenti tecnici connessi ai reali vantaggi che la tecnologia digitale terrestre può offrire”. Secondo Pagliero “non basta riempirsi la bocca con la definizione di regione all digital senza però conoscere il significato tecnico della parola stessa”. Il riferimento è a quella che viene vissuta come impossibilità di mettere in pratica il DTT e dunque di dar corpo sul territorio agli investimenti sopportati negli scorsi anni.
Su queste polemiche si è incardinata anche l’esternazione di ieri dell’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, che durante una trasmissione su RaiUtile ha accusato sia il Governo che la RAI di ritardi intollerabili.
“La RAI – ha attaccato l’esponente di Alleanza Nazionale – non ha nessun piano. A Fabiani (consigliere di amministrazione RAI, ndr.) devono spiegare cos’è il digitale terrestre. Ora ha capito, forse, che c’è la TV a colori”.
Secondo Gasparri “questo governo non ha fatto nulla per il digitale terrestre. È una grande irresponsabilità”. A suo dire “noi abbiamo inaugurato il digitale e stanziato dei fondi, dopo loro non hanno fatto più nulla. Sono dei devastatori della modernità”. “Occorrono volontà e investimenti – ha attaccato – Il Governo non li ha previsti e ci fa perdere tempo. Adesso ha rimesso gli incentivi sui decoder e non solo sui televisori digitali. Una cosa che, avevano detto, non si poteva fare”. In realtà a dirlo, come si ricorderà, sono state le autorità europee di Bruxelles che hanno dichiarato illegittimi gli stanziamenti voluti dal governo Berlusconi per i decoder.
Gasparri ha poi concluso sostenendo che “serve dare priorità anche nel servizio pubblico al DTT: quindi più tecnologia e meno nani e ballerine. E avere volontà come sistema paese di andare in questa direzione”. A suo dire “se il Governo non fa nulla, non si farà nemmeno nel 2022” lo switch-off su base nazionale.