Antitrust: editoria, rimodulare sistema di provvidenze pubbliche troppo eterogeneo, modificare benefici postali, ridurre barriere a nuove iniziative editoriali. Le tre modifiche necessarie per rafforzare garanzia del pluralismo dell’informazione

Conclusa prima parte dell’Indagine Conoscitiva sui mezzi d’informazione della stampa quotidiana, periodica e multimediale


Nel settore dell’editoria, l’obiettivo di tutela della concorrenza deve coniugarsi con la salvaguardia del pluralismo dell’informazione e, in questo quadro, ogni intervento normativo di riforma delle provvidenze pubbliche e dei limiti antitrust dovrà tener conto delle particolari caratteristiche di un settore nevralgico per la democrazia. È uno dei risultati della prima parte dell’indagine conoscitiva sulla stampa che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha concluso lo scorso 12 luglio. L’analisi, che si sofferma in una settantina di pagine sui temi delle provvidenze e dei limiti alle concentrazione (la seconda parte dell’indagine verterà invece sulla distribuzione), è corredata da tabelle e grafici comparativi.

L’intervento pubblico a tutela del pluralismo viene attualmente esercitato in tre forme: sostegno economico alle imprese, limiti alle concentrazioni editoriali e vincoli all’organizzazione distributiva. Come detto, la prima parte dell’indagine, che ha approfondito i contributi agli editori ed i limiti alle concentrazioni, viene pubblicata per fornire un contributo al progetto di riforma del settore avviato dal Governo. L’organizzazione distributiva richiede, invece, un ulteriore approfondimento che verrà svolto nei prossimi mesi.

A) SOVVENZIONI. In relazione alle sovvenzioni all’editoria, l’Autorità ha rilevato che la riduzione delle barriere all’ingresso attraverso il sostegno di nuove iniziative editoriali può costituire un utile strumento di tutela del pluralismo. Tuttavia, affinché i contributi pubblici possano assolvere efficacemente tale funzione, le modalità di erogazione devono essere definite secondo criteri idonei ad agevolare tempestivamente l’avvio delle nuova pubblicazioni, senza peraltro instaurare condizioni di dipendenza dalla sovvenzione. Ad esempio, appare auspicabile una revisione della disposizione che ritarda l’erogazione del sostegno alle nuove iniziative editoriali alla fine del quinto anno di attività e fissare per converso un limite al periodo massimo di assegnazione del contributo.

B) BENEFICI POSTALI. Tra le sovvenzioni indirette, la voce principale è rappresentata dalle agevolazioni postali per le vendite in abbonamento. Dal punto di vista dell’utilizzo di risorse economiche pubbliche, si tratta di gran lunga della forma di sostegno più rilevante a favore dell’editoria. Il valore complessivo delle agevolazioni tariffarie riconosciute all’editoria, secondo le quantificazioni effettuate a consuntivo dalla società Poste Italiane, è stato pari a 303 milioni di euro nel 2005 e a 299 milioni di euro nel 2006.
Tuttavia, è emerso dal lavoro d’indagine che esse non hanno costituito una misura efficace per sviluppare degli abbonamenti e finiscono invece col favorire Poste Italiane, unico soggetto presso cui è possibile ottenere i benefici, ostacolando lo sviluppo di una piena concorrenza nei servizi di recapito e consegna. Meglio sarebbe dunque allargare la platea degli attori in campo in questo settore.

C) LIMITI ANTITRUST. Quanto ai limiti alle concentrazioni, la normativa italiana vieta agli editori di effettuare acquisizioni che conducano a controllare testate quotidiane la cui tiratura superi il 20% della tiratura complessiva dei giornali quotidiani in Italia, ovvero il 50% delle copie tirate in ambito interregionale. In proposito, l’Autorità reputa che la fissazione di tetti ex ante, sebbene in linea generale incida sulla capacità di crescita delle imprese, in questo caso, alla luce delle peculiarità che contraddistinguono il settore dell’editoria, sia giustificata a salvaguardia del pluralismo. Pertanto, compete al regolatore e al legislatore individuare misure che tendano ad un corretto equilibrio tra il diritto alla libera iniziativa imprenditoriale ed il perseguimento del pluralismo delle opinioni.

D) FREE PRESS. Benché non vi sia una rilevante sovrapposizione tra i target delle due tipologie di pubblicazione, esiste nondimeno una forte competizione tra quotidiani a pagamento e gratuiti sul versante della raccolta pubblicitaria, soprattutto per quanto concerne la pubblicità di ambito locale. Infatti, la free press ha costituito in alcuni casi una risposta efficace alla domanda latente di spazi pubblicitari da parte di imprese di dimensioni medio-piccole, con un forte radicamento locale.
La raccolta pubblicitaria delle testate di free press, per quanto in forte crescita, non raggiunge ancora il 10% della raccolta complessiva dei quotidiani.

E) REGIME SPECIALE IVA. Accanto alle sovvenzioni indicate, il settore dell’editoria beneficia anche di un regime speciale “monofase” di applicazione dell’IVA, in base al quale l’editore, quale unico soggetto passivo, è tenuto a versare un’aliquota agevolata pari al 4% sulla vendita di libri, quotidiani e periodici. Detta aliquota viene estesa ad alcuni prodotti venduti in allegato ad una pubblicazione, a determinate condizioni. Si tratta, ad esempio, di DVD e videocassette VHS, anch’essi soggetti l’applicazione dell’aliquota del 4% (rispetto a quella del 20% applicata nei normali canali di vendita) quando rappresentino supporti integrativi o integrino in senso stretto il prodotto editoriale, esplicando una funzione illustrativa del contenuto dello stesso.

F) ASPETTI PROBLEMATICI DELLE SOVVENZIONI PUBBLICHE. La prima considerazione che sorge dalla rassegna delle diverse tipologie di sostegno pubblico al settore dell’editoria è l’eterogeneità dei criteri e delle modalità di erogazione dei contributi, rispetto ai quali non è agevole individuare un disegno organico sottostante, orientato alla tutela del pluralismo. L’attuale assetto appare essere la risultante di una progressiva stratificazione di misure, aventi obiettivi non sempre convergenti e basate su parametri di attribuzione e quantificazione non univoci. Inoltre, alcune misure sono state attuate in maniera discontinua, rendendo disagevole una pianificazione di lungo periodo da parte delle attività delle imprese editoriali. I contributi diretti possono costituire uno strumento importante di salvaguardia del pluralismo nella misura in cui concorrono ad agevolare la nascita e l’affermazione nel mercato di nuovi soggetti, portatori di idee e informazioni incrementali rispetto al panorama esistente. Ciò risulta tanto più rilevante in un settore come quello dell’editoria quotidiana e periodica, caratterizzato da elevate barriere all’accesso, in virtù dei notevoli costi di avviamento, nonché dalla necessità di raggiungere una certa notorietà ed una dimensione minima efficiente, al di sotto della quale risulta arduo ottenere risultati economici positivi.
Più in generale, merita domandarsi se l’assenza di un limite temporale al periodo di assegnazione del contributo non possa determinare la sistematica dipendenza di alcune testate dal sostegno pubblico, riducendo gli stimoli a operare tutto quanto possibile per affrancarsi e ottenere una piena autonomia.
Infine, da più parti è stata sottolineata la necessità di individuare criteri di assegnazione stringenti, che consentano di evitare abusi e comportamenti opportunistici, e di monitorare l’uso delle risorse da parte dei soggetti beneficiari.
Sotto questo profilo, merita evidenziare che le iniziative di soggetti interessati unicamente ad accaparrarsi le sovvenzioni, e privi di reali intenti editoriali, non si risolvono soltanto nella dispersione di risorse pubbliche, ma rischiano di minare proprio il pluralismo che si intende tutelare. Infatti, in questi casi il sostegno pubblico attribuisce paradossalmente un vantaggio competitivo alle testate “di facciata” rispetto ai piccoli editori che davvero possono contribuire alla varietà dei contenuti.
Analogamente, occorrerebbe evitare che i contributi diretti finiscano col beneficiare i grandi gruppi ed i soggetti che con questi cooperano. In particolare, non appare neutrale, in termini concorrenziali, l’assegnazione di sussidi a testate locali che collaborino con i grandi editori, spesso distribuendo la propria pubblicazione congiuntamente a quella nazionale, in una determinata area.

Qui per visionare le tabelle

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