La settimana scorsa veniva pubblicato dal New York Times online un articolo intitolato “Google loss is Murdoch gain” (“la perdita di Google è profitto per Murdoch”), il cui scopo era quello di tracciare, con una buona dose di sottile ironia, le basi di quel meccanismo che vedrebbe i fratelli di Mountain View e il magnate australiano direttamente connessi tra loro, sul fronte dei guadagni pubblicitari delle rete. Sebbene Murdoch sia stato addirittura accusato dagli inglese di dedicarsi quasi esclusivamente al suo beneamato Wall Street Journal, l’immenso settore del web non lo lascia affatto indifferente e la passata acquisizione di MySpace si sta tuttora dimostrando decisamente influente ed efficace nel mercato pubblicitario online, tanto da essere riuscita ad infliggere duri colpi anche a Google e diventare un motivo di orgoglio per il potente tycoon. Così l’arzillo Grande Vecchio plurimiliardario di News Corporation è rimasto in attesa quanto bastava per permettere a Microsoft di fare la sua offerta a Yahoo! e dopo il rifiuto di Yang, quando tutti pensavano che le acque si sarebbero rimaste calme almeno per un po’, ha rilanciato (quel ghigno alla caduta di Google in borsa faceva effettivamente intendere che anche Rupert avrebbe partecipato al “gioco”). Ora sul piatto ci sono sei miliardi di dollari in più (la cifra è dunque di 50 miliardi contro i 44,6 offerti da Microsoft) provenienti da Fox Interactive Media, che si propone di attuare una fusione con Yahoo in quel gruppo dove già MySpace ha ritagliato il suo posto. Non sono ancora stati divulgati i dettagli dell’offerta in questione, ma quelli di Murdoch hanno assicurato a Yang e soci che forniranno informazioni più precise in tempo per il loro prossimo consiglio d’amministrazione, in modo tale da permettere una riflessione il più possibile attenta sulle decisioni da prendere. TechCrunch, noto blog di informazioni finanziarie in lingua inglese, riferisce che è auspicabile che Yahoo! se la prenda con calma, forse nella speranza che Ballmer e Gates incrementino la precedente offerta. Ma tirare troppo la corda potrebbe ottenere effetti spiacevoli. (Marco Menoncello per NL)