Quando ad essere sottoposti alla crudele mano della censura sono televisioni, giornali, radio e quant’altro, ci si è, purtroppo, abituati, ma sentir parlare di censura su internet fa venire ancora i brividi a molti. E meno male. Uno studio della “OpenNet Initiative” ha messo in evidenza ciò che già era stato sbandierato da Reporter sans Frontieres e cioè che esiste una forma di censura molto attiva anche per quel che concerne il web, ed in alcuni Paesi questa censura assume le stesse sembianze di quella già attiva sui media tradizionali, vale a dire che è molto attiva. Sono quattordici, infatti, i cosiddetti Paesi “nemici di internet” (come li definisce Reporters sans Frontieres), quelli in cui la censura è molto consistente: Thailandia, Arabia Saudita, Bielorussia, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Iran, Uzbekistan, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Vietnam. E questa, purtroppo, è una tendenza in costante aumento, dato che un numero sempre maggiore di Paesi si rivolge a compagnie private per operare la selezione, non potendo provvedere autonomamente, data l’enorme mole di siti da consultare per “scovare” i contenuti poco graditi ai governi tutt’altro che democratici che si dedicano a questa pratica. E’ una tendenza non certo positiva, che John Palfrey, direttore del Centro Internet e Società dell’Università di Harvard, ha definito “una forte tendenza nella direzione sbagliata”. (Giuseppe Colucci per NL)