Settimana di grandi annunci per il Partito Democratico. Ancora non si erano placate le voci su Massimo D’Alema e la sua pop tv (Red Tv) ed ecco che dalle colonne di Repubblica ci tocca apprendere una nuova e “sconcertante” notizia. Anche Veltroni avrà la sua tv sul satellite. Lo ha annunciato in ritardo, ma i veltroniani di lungo corso possono stare tranquilli: il suo progetto era in cantiere da ben prima di quello del suo eterno amico e rivale. Democratica Tv, così si chiamerà la nuova creatura del PD, sarà l’evoluzione della internet tv di partito (per farsi un’idea suggeriamo di consultare www.democratica.tv). Sino ad ora la web tv era basata su una struttura molto snella e sulla logica on-demand. Sul sito venivano infatti resi disponibili dei contenuti (relativi all’attività e agli eventi animati dal partito; comunque niente di troppo emozionante) e chi voleva poteva scegliere di consultarli liberamente. Dalla segreteria del PD fanno sapere che già da tempo si pensava di trasformare questo embrione mediatico in una vera e propria tv che, a quanto si apprende, avrebbe trasmesso – anzi, trasmetterà definitivamente – su un canale della piattaforma Sky. A questo punto non possiamo che porci qualche domanda. Archiviati i sorrisini suscitati dall’idea di vedere D’Alema e Veltroni in competizione per la produzione di due differenti canali televisivi (con “il simpatico” impegnato a fare una tv di partito e “l’antipatico” che si cimenta con la cultura pop), viene da chiedersi da cosa nasca tutto questo interesse per la televisioni e dove saranno recuperati i fondi per sostenere queste operazioni. Se alla prima domanda è facile rispondere (ai politici l’esposizione mediatica piace molto; chissà quale diletto potrebbero trarre dal possederne una, potendo raccontare senza filtri tutto quel che vogliono; Berlusconi docet), la seconda ci crea qualche problema. Il dubbio è che tutte queste importantissime operazioni vengano finanziate con dei contributi statali e, se così fosse, la cosa farà storcere il naso a non poche persone nel momento in cui sarà confermata. La tv “d’alemiana” nascerà in partnership con Nessuno Tv (che già trasmette e gode di ingenti finanziamenti statali), per cui si presuppone che il grosso delle risorse rimarranno le stesse. Di Democratica Tv ancora non si sa nulla, ma insomma non si commette peccato a pensare che Veltroni li troverà due parlamentari disposti ad apporre la propria firma sui documenti in cui si richiede di riconoscere la sua tv come “organo di partito”. Anche questa struttura usufruirà quindi di qualche sovvenzione statale. Speriamo dunque che i due “capitani coraggiosi” riescano a far funzionare e rendere produttivi i due giocattoli che si stanno creando, perché l’idea di finanziare con soldi pubblici due organizzazioni che poi genereranno pure perdite credo possa far infuriare molti cittadini che faticano per arrivare a fine mese. La domanda vera è però un’altra: ma ce n’era proprio bisogno? S’intende: con tutte le prospettive che si racchiudono nel mondo di internet, c’è proprio bisogno di andare a spendere soldi e mettere in piedi strutture di produzione mastodontiche per soddisfare gli appetiti dei gruppi di dirigenti di un partito politico? Qualcuno ha fatto un minimo di business plan per capire se queste realtà avranno poi effettivamente degli ascoltatori? O si dà per scontato che le ambizioni di D’Alema e Veltroni non debbano confrontarsi in nessun modo con le dure leggi di mercato? Si attende cortese smentita. (Davide Agazzi per NL)