L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, alla fine, ha deciso di applicare alle emittenti private nazionali una disciplina analoga a quella prevista dalla Commissione di Vigilanza Rai per le trasmissioni informative pubbliche.
Con delibera n. 25/10/CSP, pubblicata oggi sul sito dell’Agcom, alle trasmissioni di informazione diffuse sulle emittenti private nazionali vengono, infatti, estese le stringenti regole previste per i programmi di comunicazione politica. Il nuovo provvedimento dell’Autorithy – che contiene le disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle prossime consultazioni amministrative, nella fase successiva alla presentazione delle candidature (quindi dal 28 febbraio) – segue al fallimento del tentativo di mediazione messo in atto dal Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Sergio Zavoli, per giungere ad una modifica delle norme sulla par condicio dettate per i programmi di informazione Rai. Come noto, tale regolamento prevede che, a partire dal termine ultimo per la presentazione delle candidature, le Tribune politiche della concessionaria pubblica devono essere collocate negli spazi radiotelevisivi che ospitano le trasmissioni di approfondimento informativo più seguite, anche in sostituzione delle stesse, o in spazi di analogo ascolto, e che, nello stesso periodo, le trasmissioni di informazione, con l’unica eccezione dei notiziari, sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica. Durante la riunione plenaria della Vigilanza, avvenuta ieri sera, Zavoli ha ricevuto un secco no dalla maggioranza alla possibilità di apportare variazioni a questa parte del provvedimento. Il capogruppo del Pdl, Alessio Butti, ha infatti dichiarato ieri la mancanza delle condizioni che possano portare ad una modifica del testo. L’Agcom, perciò, non ha voluto scegliere la strada (mai battuta) di dettare, per le emittenti private, regole diverse da quelle stabilite per la Rai, per evitare di “(…) determinare una distonia del complessivo sistema dell’informazione radiotelevisiva in campagna elettorale” (preambolo). Pertanto, con la delibera assunta oggi dalla Commissione per i servizi e i prodotti, ha deciso di “ingessare” anche le trasmissioni di informazione delle tv nazionali private. L’art. 6, comma 5, del provvedimento (in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale), stabilisce infatti che “Le trasmissioni di informazione, con l’eccezione dei notiziari, a partire dal decorrere del termine ultimo per la presentazione delle candidature, sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica”. Ciò significa che programmi di informazione come Matrix dovranno attenersi, se ospitano candidati, al criterio della ripartizione degli spazi tra i soggetti politici previsto per le trasmissioni di comunicazione politica (come dispone l’art. 2 della delibera, gli spazi devono essere ripartiti per una metà in parti uguali “tra i soggetti politici che presentano liste di candidati per il rinnovo dei Consigli regionali che abbiano presentato candidature in collegi o circoscrizioni che interessino almeno un quarto degli elettori, su base nazionale, chiamati alla consultazione”; e per una metà in parti uguali “tra i candidati alla Presidenza della Giunta regionale sostenuti da liste o da coalizioni di liste che abbiano presentato candidature in collegi o circoscrizioni che interessino almeno un quarto degli elettori, su base nazionale, chiamati alla consultazione, privilegiando la formula del confronto”). La delibera prevede anche che i direttori responsabili dei programmi informativi, i loro conduttori e registi, “devono assicurare in maniera particolarmente rigorosa condizioni oggettive di parità di trattamento” tra tutti i soggetti politici, “fondate sui dati del monitoraggio del pluralismo”. E’ precisato, nel merito, che “A tal fine i direttori responsabili dei notiziari sono tenuti settimanalmente ad acquisire i dati di monitoraggio del pluralismo relativi alla testata diretta e a correggere eventuali disparità di trattamento verificatesi nella settimana precedente”. Rimane invece invariata, anche per la seconda fase della campagna elettorale, la regolamentazione prevista all’art. 10 della delibera Agcom n. 24/10/2010 per i programmi di informazione trasmessi sulle emittenti radiotelevisive locali. Mediaset è già sul piede di guerra. “(…) l’estensione automatica delle norme sulla par condicio dettate per il servizio pubblico alle tv private risulta assolutamente priva di fondamento” ha dichiarato in una nota la società, che ha espresso il proprio “sconcerto per la delibera oggi assunta da Agcom per le tv private con la quale si estendono anche ai programmi di approfondimento informativo le norme vigenti per i programmi di comunicazione politica, in violazione della legge n. 28/2000 come interpretata dalla sentenza n. 155/02 della Corte Costituzionale”. Per questo motivo Mediaset ha annunciato che “impugnerà presso il Tar il provvedimento dell’Autorità al fine di evitare gravi pregiudizi alla libertà editoriale e di impresa, entrambe costituzionalmente garantite” (dichiarazioni tratte da Asca.it). (Daniela Asero per NL)