Partigiano, volto dell’Italia dal boom economico all’avvento della tv commerciale. Compie ottantaquattro anni Mike Bongiorno, il più italiano tra gli italiani. Ma nato a New York.
Michael Nicholas Salvatore Bongiorno è il suo vero nome. Tutti noi lo conosciamo come Mike. Già, perché Mike è uno di famiglia, è un volto che per anni, decenni ci è rimbalzato davanti agli occhi ogni santo giorno, dai tempi dei nostri nonni a quelli dei nostri figli. Emblema della mediocrità in cui il telespettatore si riconosce. Questa è la definizione che un mostro sacro come Umberto Eco dava di lui quarant’anni fa dell’allora conduttore di Campanile Sera. “E’ un ignorante che non sente il bisogno d’istruirsi – diceva Eco – e non se ne vergogna”. Lo scorso anno, intervistato da Tv Sorrisi e Canzoni Mike ha ricordato che all’epoca, “quando lessi Fenomenologia di Mike Bongiorno piansi. A quei tempi avevamo delle persone che preparavano le domande per i quiz. Tra questi c’era un giovane di belle speranze che si chiamava Umberto Eco. Lui nega oggi di avere scritto le domande, io invece sostengo che era lui. Me lo ricordo che entrava nel nostro ufficio a portare le buste con dentro le domande. A un certo punto questo giovanotto pensò bene di scrivere un libro. Chissà, forse l’ha fatto perché voleva diventare famoso. Sia come sia, io ci rimasi molto male”. Più che un ignorante, Mike Bongiorno, nel suo piccolo, è un vero e proprio genio. Ha saputo inventare e inventarsi, condizionando così le abitudini di vita degli italiani, creando miti e simboli dell’Italia che ha cavalcato la seconda metà del secolo breve. Mike c’ha sempre saputo fare nel suo lavoro, ha saputo scegliere e discernere, ha saputo creare e trasmettere. Ha saputo diventare un mito per milioni di italiani. E ha saputo farsi amare, e questa è la sua dote più grande. Oggi Mike ha ottantaquattro anni ed una vita alla spalle piena di cose da raccontare: una vita meravigliosa. Prima di diventare il Mike di Lascia o Raddoppia, Michael Nicholas Salvatore Bongiorno aveva fatto il partigiano durante la guerra. Approfittando delle sue origini statunitensi e del suo inglese perfetto, era stato utilizzato da Giustizia e Libertà per fare da traduttore negli incontri con le truppe alleate. Era stato anche fatto prigioniero dai tedeschi, liberato in seguito, grazie all’intercessione dei comandi alleati, proprio grazie alle sue origini statunitensi. Nel 1954 era stato, assieme ad uno sparuto manipolo di utopisti, tra i primi volti ad andare in video. Con quel suo accento americano ed una faccia da bravo ragazzo, Mike aveva appena creato la televisione, in Italia. Quella televisione che avrebbe, in seguito, consolidato e cambiato. Alcuni suoi programmi, i celebri telequiz, sono rimasti negli annali della storia italiana, come lui stesso. Per circa venticinque anni Mike, assieme a Corrado, a Baudo e ad Enzo Tortora, ha tirato la carretta in Rai, prima della scommessa, anche quella vinta grazie alle sue innate e geniali doti da precursore nel campo televisivo, di trasferirsi dai comodi studi romani di mamma Rai a quelli della provincia milanese, alle dipendenze di un imprenditore ambizioso e spregiudicato che di nome faceva Silvio Berlusconi. Mike fu il primo, lo seguirono in tanti. Crearono un network, che negli anni divenne nazionale, abbandonò, grazie alle nuove leggi, le restrizioni, sino a trasformarsi in un concorrente temibile e temuto dell’azienda di stato. Fininvest prima e Mediaset poi non sarebbe stata la stessa senza Mike. Lui fu il primo ad accettare la scommessa, quando ancora Canale 5 si chiamava Telemilano 58 e non era un’emittente nazionale. Mike fece da catalizzatore di altri volti già famosi o sulla strada per diventarlo. Importò format simili a quelli della Rai, ma ne creò di nuovi. Scoprì talenti e fece schizzare l’audience e gli investimenti pubblicitari dell’azienda, spesso proprio nella veste di promotore pubblicitario. Il suo viso, d’altronde, era quello di Mike Bongiorno, che tutta l’Italia sentiva come uno di famiglia. Sin dai tempi in cui, appena trentenne, con la faccia da bravo ragazzo, fece l’esordio in Rai, passando per gli anni settanta ed i basettoni lunghi, i pantaloni a zampa, giungendo agli anni ottanta, la colore, a Canale 5, fino ai novanta ed al nuovo millennio. Mike è la televisione, anzi è le televisioni. Ed è quello che è sempre arrivato prima di tutti. Mica male per uno che sarebbe “ignorante e non se ne vergogna”. Auguri Mike. (G.M. per NL)