Contraddicendo le previsioni che volevano i social network e le piattaforme di condivisione di contenuti (come YouTube) disinteressate alle produzioni sul modello televisivo, Facebook sembra abbia deciso di diventare un content provider tv.Scelta che lascia perplessi molti osservatori, posto che il core business di Facebook, Google e compagnia socializzante fin qui pareva essere (solo) quello della veicolazione di contenuti altrui.
Che succede quindi? Delirio di onnipotenza da over the top? Diversificazione strategica? O, più probabilmente, contromisura contro il calo delle condivisioni, considerato che solo 1/3 degli utenti ormai aggiorna il proprio status?
La verità, probabilmente, è che il dominio degli OTT è tanto intenso quanto effimero.
Cresciuti a dismisura dal niente in un decennio, i “rich media” contengono nel loro DNA il virus della loro morte: quello del rinnovamento continuo.
Così mentre FB insidia il terreno non proprio del contenuto, Twitter studia come passare da 140 a 10.000 caratteri tradendo la propria filosofia e Google deve per la prima volta fare i conti con la sottomissione a regole, pena sanzioni sempre più rilevanti.
E’ la sintesi della Fiera dell’Est: prima o poi qualcosa fagociterà Amazon, che ucciderà la GDO, che aveva mangiato i negozietti, che avevano ucciso gli ambulanti…